God Save the Queen. Blair salvi la monarchia. Alla prima dell'atteso film di Stephen Frears "The Queen", applauso finale e nessuno scandalo. Il regista inglese salva tutti: regina, famiglia reale e, soprattutto, Blair (quasi più monarchico della stessa regina). La pellicola è stata preceduta dalla fama di aver avuto infinite consulenze legali per non incorrere in contenziosi con la Casa Reale sulla vicenda di lady Diana.
La regina d'Inghilterra, Elisabetta, avrebbe pensato di abdicare dopo la morte della principessa Diana, nell'estate 1997. E' la tesi del film, incentrato sulla settimana tra la sua morte e il suo funerale. In pole position per la conquista del Leone d'Oro, "The Queen" solleva l'ipotesi che senza l'intervento del neo primo Ministro, che convinse la Regina a esprimere pubblicamente il cordoglio per la morte della 'Principessa del Popolo', la stessa Monarchia fosse in pericolo. "Tony Blair era stato eletto con un'enorme maggioranza e si parlava di modernizzazione della società britannica in quel momento - ha detto Frears - La coincidenza della morte di Lady Diana e dell'elezione di Blair ha crato una situazione particolare, ma non credo che sarebbe mai stata possibile una vera rivoluzione per l'abbattimento della monarchia".
Prenota un premio anche Helen Mirren, straordinaria nel ruolo della Regina Elisabetta, che aggiunge - "Godiamo della libertà di parola nel nostro paese e la famiglia reale tradizionalmente è sempre stata molto liberale. Inoltre il nostro film non è diffamatorio, è un attento sguardo ad una strana famiglia in un momento particolare. E' difficile spiegare a chi non lo è cosa significa la regina per noi inglesi. E' come il divano della casa dei nostri genitori, lì da sempre, si consuma la tappezzeria, la si cambia, ma il divano rimane lì. La regina per gli inglesi è l'immagine più familiare e più misteriosa allo stesso tempo".
"Piccole paure condivise". Il ritorno di Alain Resnais. L'applausometro dice che questo è il miglior film fra quelli In concorso. Probabilmente ci sono le carte in regola anche per un premio all'attore Pierre Arditi, che spicca all'interno di un cast in gran forma (compresa la nostra Laura Morante). A 45 anni di distanza dal Leone d'Oro vinto per "Ritorno a Marienbad", il grande padre della Nouvelle Vague torna in concorso al Lido con "Piccole paure condivise", adattamento cinematografico della piéce teatrale Private Fears in Public Placet di Alan Ayckbourn.
In una Parigi in cui nevica ininterrottamente le loro vite s'intrecciano nella spasmodica ricerca di un modo per combattere piccole e grandi solitudini. "Noi uomini siamo tutti un tessuto di contraddizioni. E' questo mix di pulsioni che si agitano dentro di noi che ho voluto valorizzare" - spiega il regista - "Tutti i personaggi del film hanno qualcosa di inespresso e vogliono essere migliori o semplicemente diversi da quello che sono. Ma soprattutto questo è un film che dimostra come il libero arbitrio non basta e i nostri destini possono dipendere dalle persone che incontriamo, che forse non rivedremo più, ma che possono modificare il corso della nostra vita".
Applausi ieri sera al Palalido per "The Hottest State", film di Ethan Hawke. "Questa è una specie di autobiografia del mio passaggio all’età adulta, che coincide con il primo vero innamoramento. Ma è una storia universale, quella del primo amore: cambiano i dettagli degli aneddoti ma l’esperienza emotiva è la stessa un po’ per tutti". Così Ethan Hawke parla del suo "The Hottest State" - il suo secondo film da regista - presentato nella sezione Orizzonti. Il film è tratto dall’omonimo romanzo che lo stesso Hawke ha pubblicato nel 1996 ed è interpretato da Mark Webber e da Catalina Sandino Moreno. |