La Cina sta costruendo la sua nuova Muraglia: è la diga delle Tre Gole, antico sogno di Mao, opera mastodontica sul fiume Yangtze. Per la realizzazione della diga un’intera regione sta per essere sommersa dalle acque del fiume, tredici grandi città e migliaia di piccoli paesi scompariranno, stessa sorte per mille e trecento siti archeologici. Gli sfollati secondo le stime ufficiali saranno un milione e trecentomila, ma presumibilmente il numero corretto si avvicina ai due milioni. “Still life” (Leone d’oro al 63° Festival di Venezia), bel film del regista Jia Zhang-Ke, racconta degli ultimi giorni Fenjjie, moderna Pompei, città con due mila anni di storia che la costruzione della diga farà scomparire del tutto entro pochi mesi. Nel film la città è già quasi completamente evacuata, restano solo pochi quartieri dove si lavora alacremente alle demolizioni. In questo contesto catastrofico tutti cercano di salvare qualcosa, chi gli oggetti chi i ricordi e chi l’amore, come Han Sanming, minatore che torna dopo 15 anni alla ricerca di moglie e figlia e si arruola in una squadra di demolitori. L’infermiera Shen Hong, invece, ha fatto tanta strada per rivedere il marito che lavora come ingegnere alla diga. Intorno tutto crolla, regna la malinconia, non la tragedia. Alle vicende umane sussurrate con delicatezza, fa da sfondo il fracasso delle demolizioni. “Still life” però non è un film triste, è una riflessione con molti spunti poetici sul momento storico cinese, dove si costruisce senza sosta con l’illusione di seppellire il passato. La vita quotidiana è vista con molta ironia e non manca qualche trovata registica fantasiosa: un edificio-rudere lanciato in aria come un’astronave, un equilibrista e un bambino che compare tra le macerie cantando canzoni d’amore. L’analisi della società cinese è in definitiva molto interessante e senz’altro originale, lo sguardo va soprattutto agli elementi di modernità, non soltanto la diga, ma anche i cellulari sempre più diffusi, l’atteggiamento scostante dei giovani, quello nostalgico degli anziani e l’emergere di una nuova classe di arricchiti. Il giudizio non è netto, la critica alle autorità emerge qua e là (la confusione nelle assegnazioni delle case agli sfollati), ma non è mai troppo esplicita. Ciò nonostante il film è stato boicottato dalle autorità di regime ed è stato necessario il Leone d’oro per costringere anche i più ottusi censori a consentirne l’uscita nelle sale. |