Omaggio al celeberrimo Bella di Giorno, Belle Toujours è l’ultima fatica del novantottenne (!) Manoel De Oliveira, grande estimatore del regista spagnolo e superbo cineasta capace di stupire sempre nonostante l’età.
38 anni dopo, Husson e Séverine si rincontrano, e dopo le insistenze di lui, si danno appuntamento per una cena durante la quale l’uomo dice che le rivelerà un segreto. E’ solo un pretesto: per Husson di vendicarsi crudelmente di un amore (?) mai corrisposto verso chi, invece, provava piacere a far soffrire i propri amanti in un gioco perverso; per De Oliveira di disegnare una bellissima parabola sulla vecchiaia, senza scadere nell’imitazione nonostante riprenda sarcasmo e poeticità dell’opera buñueliana. Con passo lento, accompagnati da una solenne orchestra che suona Dvorák, si assiste al vagabondare di un’anima persa in una buia e triste Parigi, alla ricerca di quella (splendida) donna, a suo tempo interpretata dalla Deneuve, che nella perdizione incontrò la via per amare il suo uomo. Ora, costretta ad una resa dei conti col proprio passato che le suggerirà di rifugiarsi in un convento, quella stessa donna cerca di fuggire dall’unica persona a conoscenza del suo segreto, ma alla fine non potrà sottrarsi al desiderio di sapere se quel segreto sia mai stato svelato a qualcuno. Dopo un’ora di dialoghi praticamente inesistenti, lunghe pause e un’atmosfera quasi provocatoria nel suo essere prologo interminabile di qualcosa che non avverrà, si arriva alla scena della cena…
Il combattimento può avere inizio: in un contorno fatto di sguardi magnetici e silenzi come macigni, di candele spettrali e posate che tintinnano sui piatti, inizia un duetto disperato circa l’impossibilità di mascherare il proprio passato, peggio ancora: il nostro essere. Husson è impietoso nella sua sadica vendetta fatta di abbaglio e menzogna; Séverine, ferita, non può più fingere di non provare sentimento alcuno, e si lascia andare ad una rabbia incontrollata, abbandonando la sala, con la cinica risata di lui in sottofondo. Subito dopo la luce artificiale del lampadario illumina una scena di degrado e infinita tristezza: una sedia per terra, una tavola sparecchiata, una bottiglia frantumata per terra.
E’ la fine, di tutto: del film, del passato, di un gioco, della giovinezza. |