Ressa fuori il palazzo del cinema, applausi e risate dentro per la presentazione alla stampa dell'ultimo film di Steven Spielberg. Nell'atteso "Indiana Jones e il regno del Teschio di Cristallo", Spielberg fa indossare di nuovo ad Harrison Ford cappello, stivali e frusta, quasi vent'anni dopo. Ma il festival di Cannes è soprattutto cinema d'autore: per la quarta volta sulla Croisette dopo due Palme d'oro, tornano i fratelli Dardenne.
Un mese e mezzo di prove solo per l'attrice protagonista. Anche a questo arrivano Jean-Pierre e Luc Dardenne pur di ottenere i risultati desiderati. Così lavorano i due fratelli belgi, habitué sulla Croisette. Ci riprovano ora con "Le silence de Lorna", ispirato a una storia vera e presentato in concorso al festival. Destini invisibili e precari, "Le silence de Lorna" è interpretato dalla giovane Arta Dobroshi, 29 anni, kosovara, è stata scelta dopo un lungo casting in giro per i Balcani.
Figure essenziali di vissuto ai margini: fedeli al proprio cinema sociologico, i fratelli Dardenne volgono qui lo sguardo ai problemi dei migranti. "In Belgio è in corso un disegno di legge per regolare le immigrazioni. Noi siamo contrari a ogni forma di reclusione degli extracomunitari perché sono causa di traumi familiari impensati, specie per i bambini: pensiamo ai ragazzi che lasciano le scuole, le case in cui sono cresciuti all'improvviso. Il problema delle migrazioni non deve mai essere giudicato con ingenuità", denuncia Jean-Pierre. Gli fa eco il fratello, sostenendo quanto i valori da loro proposti nei film - in una realtà che "non deve essere abbellita, assolutamente - siano "totalmente umani e non necessariamente religiosi: attenzione a non fare superficiali confusioni".
Dopo la proiezione di "Gomorra", va di nuovo in scena il nostro cinema: "Sanguepazzo è la metafora di questa nazione che è impazzita, tuttora in guerra civile".
Marco Tullio Giordana presenta il suo film fuori concorso in cui fa rivivere la vicenda di amore e morte, fascismo e autodistruzione, droga e passione tra i due massimi divi del cinema italiano del Ventennio: "Il cinema non riusciranno a piegarlo, né questo né altri governi". |