Cannes 2006 28/05: Palma d'oro a Ken Loach
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Ricco bottino europeo con i colori britannici, spagnoli e francesi per il più grande bazar cinematografico del mondo. I 10.000 e più professionisti di 91 paesi stanno tornando a casa, controllando gli appunti dei contratti di vendita e ripassando il Festival nella testa: "Dodici giorni di cinema; dodici giorni di emozioni; dodici giorni in cui la finzione e stata anteposta alla realtà". Così, un emozionato Vincent Cassel ha aperto la serata finale del 59esimo Festival del Cinema di Cannes. Cannes 2006 a sorpresa. Nessuno lo dava per superfavorito e invece, con una giuria che ha votato all'unanimità, la Palma d’oro è andata a "The Wind That Shakes The Barley" di Ken Loach, il film sulla lotta per l'indipendenza degli irlandesi nei primi anni '20. Commosso 'Ken il rosso': "E' bello ed eccitante che una storia vera che parla di lacerazioni ma anche di desiderio di pace possa uscire da questo festival con un premio importante come la Palma d'Oro. Il mio film parla della storia, ma si rivolge alla realtà di oggi e per questo spero sia utile. Questo film è inoltre una coproduzione irlandese con attori irlandesi, e una troupe irlandese. Grazie a tutti loro, anche se un film è prima di tutto internazionale, senza nazionalità, soprattutto nel contesto di un festival mondiale come Cannes". Il favoritissimo Pedro Almodovar si è dovuto consolare col premio alla migliore sceneggiatura, per "Volver", mentre quello alla regia è andato invece ad un altro favorito della vigilia, il messicano Alejandro Gonzalez Inarritu, per il film "Babel". "Flandres" del francese Bruno Dumont, altra storia di guerra, ambientata ai giorni nostri durante un conflitto nel deserto (che anche se non viene indicato sa tanto di Iraq), incassa il Grand Prix della giuria. E ancora, il premio al cast maschile di "Indigènes", un film su un pezzo di storia che non è mai stato scritto sui libri di scuola: Jamel Debbouzze, Samy Naceri, Sami Bouajila e Roschdy Zem vestono i panni dei soldati maghrebini arruolati nell’esercito francese durante la Seconda Guerra Mondiale. Altrettanto forte il riconoscimento del cinema al femminile: dalla Palma collettiva allo splendido cast di "Volver", al Premio della giuria all’esordiente inglese Andrea Arnold con "Red Road". La Caméra d'Or è andata al film "12:08 à l'Est de Bucarest" di Corneliu Porumboiu, presentato alla 'Quinzaine des Réalisateurs'. L'Istituto Luce è in trattative per acquisire il film per l'Italia. A "Les Climats" del regista turco Nuri Bilge Ceylan va il premio Fipresci/Premio della Critica Internazionale, mentre nella sezione 'Un Certain Regard' il premio è invece andato a "Luxury car" di Wang Chao. "Ten Canoes" dell'australiano Rolf De Heer (film co-prodotto e distribuito dalla Fandango di Domenico Procacci), vince il Premio Speciale della Giuria "per originalità della sua visione". Infine, per le selezioni parallele, a vincere è stato "Bug" di William Friedkin (presentato nella sezione Quinzaine des Realisateurs). "Ge & Zeta" dell'argentino Gustavo Riet ha vinto il primo premio della Cinefondazione, riconoscimento che premia la scoperta di nuovi cineasti. L’Italia esce da questa edizione a bocca asciutta, fatta eccezione per il premio Cicae (assegnato dagli esercenti dei cinema d'essai all'interno dei film selezionati) al film d’esordio di Kim Rossi Stuart "Anche libero va bene". |
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