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Lorna è una ragazza albanese che, pur di realizzare i suoi sogni e vivere in Belgio, si adatta a combinare un matrimonio con un giovane drogato. La sua è una decisione consapevole e cinica perché lei spera che, una volta morto suo marito per un'overdose, lei possa essere finalmente libera di fare ciò che desidera. Ma il suo giovane marito, invece, vuole continuare a vivere... |
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La storia è dura, potente e asciutta come nella maggior parte dei film di Jean-Pierre e Luc Dardenne e va ancora una volta a porre l'attenzione sulla parte più emarginata e indifesa della società. Lorna è infatti una giovane immigrata albanese che vive a Liegi e cerca di ottenere la cittadinanza belga sposando un tossicodipendente. Da qui si innesca un meccanismo a spirale che la chiude sempre di più nei suoi sbagli, nelle sue menzogne, nelle logiche paure e negli inevitabili problemi.
Ciò che impressiona maggiormente, oltre a una sceneggiatura ben congegnata e sorprendente, è il modo con il quale i due registi decidono di indagare sui sentimenti della protagonista. La scelta di optare per delle riprese piuttosto stabili e un campo medio-lungo potrebbe far credere che l'analisi sia più distaccata del solito. Quello che si percepisce durante la visione del film, invece, è una grande vicinanza a tutto quello che viene mostrato sullo schermo. La fragilità umana e sociale di Lorna non può lasciare indifferenti, così come la costante sensazione di incertezza, dolore paura che avvolge la maggior parte delle scene. Lo spettatore viaggia nei sentimenti della protagonista, la subisce provocando reazioni di pietà, dà spazio alle sue speranze, a una (ri)nascita simbolicamente purificatrice.
Piccoli dubbi nella scelta di un montaggio a volte apparentemente troppo essenziale e di un accompagnamento musicale sostanzialmente assente, forse troppo.
Davvero di rilevo la direzione degli attori: la kosovara Arta Dobroshi è una piccola scoperta; l'abitué Jeremie Renier è un punto saldo di grande spessore e duttilità; buona anche l'interpretazione del belga – di origini italiane abbastanza evidenti - Fabrizio Rongione, perfetto per il ruolo che interpreta.
“Il matrimonio di Lorna” (più suggestivo il titolo originale Le silence de Lorna) è l'ennesimo film dei fratelli Dardenne a riscuotere un premio al Festival di Cannes: dopo due palme d'oro (“Rosetta” e “L'enfant”), arriva il premio 2008 per la migliore sceneggiatura. |
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6
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Allora do una sufficienza solo perché cmq il tema è interessante e sentito, nel senso che le problematiche degli emigrati sono davvero lancinanti per loro che le vivono in prima persona e la bassezza che devono raggiungere, assieme ai compromessi, è qualcosa di umiliante a volte. Umiliazione che è ben disegnata nel film dei Dardenne. La colonna sonora praticamente assente, l'assurdità portata all'estremo, la sottomissione di questa povera ragazza che ha dei sentimenti forti dentro di lei che vengono messi in risalto solo in alcuni spezzoni di film per poi esplodere nel finale quando decide di salvare due vite, la sua e quella del figlio, fanno riflettere. Perché ti lasciano in silenzio, nudo, contro te stesso. Però.. è lento, lento, lento. Io non disprezzo i film che bisogna seguire con attenzione, ma è stato faticosissimo portarlo fino alla fine.
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9
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Asciutto,commovente, inquietante, strano ma affascinante nella regia. Straordinario.
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I Dardenne non hanno ancora sbagliato un film...
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7,5
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