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Nella classifica delle opere disturbanti del regista danese questa si colloca sicuramente molto in alto ma sarebbe un errore giudicarla solo o principalmente per alcune scene scabrose. Il film, in due parti, affronta la discesa agli inferi, l'ingresso nella selva oscura dove a volte l'essere umano è spinto da eventi della vita. L'ansia, la depressione il panico scatenano questa discesa che dall'introspezione, dall'analisi psicologica si proietta in un mondo metaforico pieno di incubi e orrori reali. In questo senso la visione è ancor più ostica perché il regista procede per gradi prima conduce per mano e poi strattona lo spettatore, prima lo invita a riflettere e poi lo prende a schiaffi creando un crescendo di coinvolgimento e stupore sempre più disturbante. Lars Von Trier è un maestro in questo da prendere o lasciare.
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