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Che non abbiano vinto la Palma d'Oro al Festival di Cannes è la vera notizia: i fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne escono comunque, per l'ennesima volta, da vincitori, aggiudicandosi il premio per la miglior sceneggiatura.
A roma per il lancio del film, in uscita a metà settembre in 40 copie, distribuito da Lucky Red, i due filmmakers belgi si soffermano sul momento della scrittura del film e sull'interazione che una realtà falsa o immaginata può avere con la realtà nuda. |
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La prima domanda è sulla differenza tra il titolo originale e quello italiano: |
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Luc: Il silenzio del titolo originale è dovuto al fatto che Lorna non dice la verità a Claudy per quel che riguarda la sua morte; ci sono poi altri silenzi, nei confronti di Fabio e di Sokol.
Ci piace anche il titolo italiano, il matrimonio è in realtà doppio, nasce come falso ma l’amore può trasformarlo in un vero matrimonio. |
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Come è nata questa storia? Da qualche cronaca dei giornali? |
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Jean-Pierre: La prima spinta è venuta dal desiderio di fare un film con protagonista una giovane donna, mentre sia Rosetta che Sonia de “L’enfant” sono delle ragazze; gli amici ci dicevano che due uomini non avrebbero potuto fare un film con una donna come protagonista…
La storia prende spunto da un racconto che ci ha fatto davvero una donna, il cui fratello tossico era stato contattao dalla mafia albanese per combinare un matrimonio-divorzio con qualcuno che voleva avere i documenti belgi. La donna, parlando anche di morti sospette di tossici in quel periodo, gli ha detto: “secondo me avrai il matrimonio, ma al divorzio non ci arriverai mai…”. |
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La struttura narrativa è più articolata, c’è più dialogo rispetto ai vostri film passati… E’ un momento di passaggio nel vostro cinema? |
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Luc: Può darsi che lavoreremo su questa strada in futuro, come può darsi di no: è difficile dire cosa faremo, non abbiamo alcun progetto, alcuna sceneggiatura in cantiere. Adesso stiamo accompagnando “Il matrimonio di Lorna” in giro, a fine anno inizieremo a lavorare ad un film nuovo. |
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Il denaro sembra avere un ruolo preponderante… |
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Jean-Pierre: Il denaro ha un ruolo importante nel film, è un personaggio: serve a Lorna, a Claudy, a Fabio, e ad ognuno dil loro in modo diverso. Il denaro è il motore di tutti questi personaggi, permette le cose.
Ci sono due circuiti in cui si muove: può servire a comprare le cose, o le persone. Poi c’è anche un denaro buono, che rappresenta la fiducia, quello che Claudy da a Lorna o quello che Lorna deposita in banca. E’ una forma di riscatto e di redenzione. |
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Perché è ambientato a Liegi? Per il mercato dell’eroina? |
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Luc: E’ la prima volta che giriamo a Liegi, prima giravamo spesso in un paesino lì vicino; Liegi ha molte luci, è diversa dalla piccola città in cui giravamo prima. Per un immigrato Liegi è una grande città, c’è possibilità di lavoro, anche in nero, è più facile nascondersi e conservare il proprio anonimato. |
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Quale è stato il percorso del film dopo Cannes? |
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Jean-Pierre: E’ già uscito in Belgio, Francia e nella Svizzera francofona, adesso esce in Italia. Grazie al successo di Cannes è stato comprato un po’ in tutto il mondo, uscirà da qui a fine anno, negli USA a marzo. |
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Vi trovate sempre d’accordo sui progetti da realizzare? |
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Luc: E’ una domanda che le generazioni di giornalisti ci fanno sempre, ciclicamente… Prima di girare un film si discute tanto, ma non ci sono mai stati scontri. Si parte da un’idea comune, si passa attraverso discussioni e si arriva ad un obiettivo comune. Non è mai successo di avere due idee totalmente diverse, due film diversi da fare. E lavoriamo insieme da 30 anni... |
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Quanto al finale, avete avuto altre tentazioni e avete avuto in mente sempre quello che abbiamo visto noi? |
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Jean-Pierre: Abbiamo avuto anche altre idee, tipo Lorna che muore inseguita da Spirou, ma poi abbiamo pensato che era già morto Claudy e bastava lui… quando abbiamo scritto la sceneggiatura avevamo già deciso, l’unico finale scritto è questo. |
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Che opinioni avete sulle leggi che permettono di diventare cittadino belga attraverso il matrimonio? E che ne pensate del dibattito che c’è adesso in Italia sul prendere le impronte ai bambini rom? |
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Luc: Sappiamo che c’è chi si sposa solo per avere la cittadinanza; in Belgio non ci sono leggi che possano impedire un matrimonio, e trovo che sia un bene: a volte anche un falso matrimonio può comunque produrre buone cose. Comunque il nostro non è un film a tesi, ma solo una maniera per raccontare una storia.
In quanto cittadino europeo sono contrario alla schedatura in base alla propria nazionalità, nessun governo democratico dovrebbe poterlo fare. |
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C’è un rapporto vero-falso che cambia durante il film, tra le bugie e la pazzia prima e dopo il momento-verità rappresentato dal denudarsi di Lorna… |
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Jean-Pierre: Abbiamo cercato di mostrare come un falso, progettato da Lorna, possa sembrare vero e far cambiare Lorna, mentre il resto della sua vita è stato una messa in scena. Il suo spogliarsi è l’imprevisto, qualcosa le sfugge, per un momento pensa che l’amore possa avere la meglio.
L’idea del bambino è venuta pensando all’inizio, un po’ come se la messa in scena le si rivoltasse contro, lei che ha costruito un sistema di bugie crede a una cosa falsa per cambiare positivamente. |
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