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Sullo sfondo,tra palazzoni moderni e interni squallidi e impersonali,la città di Taipei colpita dalla siccità in cui alla televisione si consiglia di bere succo d’anguria al posto dell’acqua.Protagoniste due solitudini che si guardano,si inseguono e pur senza comunicazione verbale,si incontrano.Ma non è tanto la trama (tra l’altro molto scarna) a incidere sullo spettatore bensì il come viene rappresentato il tutto:Il film infatti brilla di audaci invenzioni sue proprie,dal grottesco rapporto sessuale iniziale (con anguria!)ai molteplici pezzi musicali colorati, pieni di allusioni a simboli non sempre del tutto comprensibili.I dialoghi sono rarefatti (è inutile cercare una versione sottotitolata) o addirittura inesistenti. In un clima di finzione e di generale asservimento alla morale consumistica l’esistenza è ridotta a sopravvivenza e disperazione. E allora, al sesso fasullo, può fare da contrappunto un affetto sincero? La sconvolgente scena finale sembrerebbe rispondere di si.
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