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Hsiao-Kang vende orologi per le strade di Taipei. Qualche giorno dopo la morte di suo padre, incontra una ragazza, Shiang-Chyi, che il giorno dopo partirà per Parigi. Oppresso da sua madre che è sempre in attesa del ritorno dello spirito del marito, si rifugia nel ricordo di Shiang-Chyi. Per averla sempre presente, regola tutti gli orologi che ha sull'ora di Parigi. Nello stesso tempo anche la ragazza a Parigi si trova ad affrontare situazioni che sembrano legate in modo misterioso a Hsiao-Kang. |
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Due città e tre personaggi. Tsai Ming-Liang continua il suo viaggio nell'alienazione contemporanea; ma stavolta, nel consueto quadro di solitudine e angoscia, lascia passare una vena di ottimismo che stempera la cupa disperazione delle sue precedenti opere.
Raccontato attraverso lunghi piani fissi e gesti quotidiani, quello del cineasta d'origine malese è un universo che scorre, un flusso che lega situazioni e personaggi oltre le leggi del tempo e dello spazio.
Tsai Ming-liang definisce la percezione di un altro mondo laterale alla realtà e di altri rapporti diversi da quelli che siamo abituati a concepire. Così nessuno scompare mai veramente, nessuno se ne va sul serio: ci si sposta semplicemente poiché "tutto scorre".
A Parigi o a Taipei, Tsai Ming-Liang sfiora la perfezione stilistica con riferimenti ad Antonioni e Truffaut: ogni sequenza è "disegnata" nei minimi particolari. Rifinita, quasi stilizzata. Ogni contorno è netto, ogni dettaglio è amplificato.
Il regista continua a prediligere lo sguardo trasversale sulle cose, rappresentando momenti che normalmente si tengono fuori dalla portata della macchina da presa e prediligendo una fredda geometria della composizione visiva.
Geniale la citazione cinefila che rende omaggio alla Nouvelle Vague: lui a Taiwan guarda "I 400 colpi", lei a Parigi incontra il protagonista del film, Jean Pierre Leaud.
Presentato al Festival di Cannes 2001. |
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