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8,5
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un grande film, tempi, storia, fotografia, immagini, tutto calibrato e tutto calcolato. il tempo dei sentimenti e delle riflessioni tenuto lungo un coerente percorso narrativo e visivo.
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8
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film, che, nonostante sia molto lungo riesce a coinvolgere dall' inizio alla fine. ambientazioni bellissime, interpretazioni ottime, e dialoghi (che occupano quasi tutto il film) interressantissimi e anche se sono molto lunghi rendono molto partecipe lo spettatore facendolo pensare e ragionare.
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7,5
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opera immensa, sia come qualita' che come durata. Film ricchissimo di dialoghi, intenso, pieno di discussioni psico-sociologiche. Sicuramente impegnativo, ma chi riesce ad apprezzare tali dialoghi e chi riesce a fornire tale impegno sicuramente verra ripagato con un ricordo indelebile. Davvero un film da palma d'oro.
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7,5
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Cercare il tocco d'autore solo perchè ha vinto Cannes è un torto da non commettere per questo Regno d'Inverno ricco di pregi e di qualche difetto. Lo splendido scenario dell'Anatolia Centrale fa da cornice a una storia che invece di essere fatta di sussurri e grida è un florilegio di parole. Il Solone Aydin e la Principessa Scalza Nihal sono i protagonisti di estenuanti digressioni in cui due o piu' mondi si confrontano senza mai comprendersi chiusi nella rispettiva rigida visione del mondo. Inconcludenti e autodistruttivi al caldo dei loro sicuri rifugi disquisiscono mentre ad altri è dato il compito di agire, come Shakespeare docet, come nel caso del fallito ubriacone che getta nel fuoco un'elemosina rifiutata. Anche i personaggi di contorno come l'acida e sola sorella Necla, il servitore obbediente, l'amico vedovo e possidente e il professore idealista spendono fiumi di parole a volte inutili in un mondo che scorre inesorabile sopra le loro teste. Grande letteratura e grande regia.
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La semplicità rivendicata dall'illuminato intellettuale che vive nella fredda regione dell'Anatolia si scontra con la rigidità dei luoghi e del suo popolo. Il regista pone lo sguardo sulla dimensione dell'uomo, sulle relazioni interpersonali e sul rapporto con questa dura terra, attraverso spunti di riflessione che attingono alla letteratura e al teatro [Checov, Voltaire, Shakespeare, Dostoevskij]. Una dimensione temporale rarefatta dove il rapporto dialettico tra la gente della comunità è completamente permeato dalla durezza di luoghi non privi di fascino e di desolante bellezza.
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8,5
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Concordo con Ale84:un film di interni, questo Winter sleep, che esplora gli abissi dell'animo umano soffermandosi a indagare e rivelando bassezze, solitudine, infelicità, male di vivere.Un pò alla maniera di Cechov o di Bergman, che lo ricordano molto e sotto vari aspetti il lavoro del regista. Però anche un film d'esterni, in cui domina la Cappadocia in tutto il suo strabiliante splendore.Che non può lasciare indifferenti e fa riflettere.La lunghezza conferisce pienezza alla trama e consente l'approfondimento psicologico.Giudizio positivo
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Un film colossale sotto tutti i punti di vista, a partire dalla durata, "il regno d'inverno": un film ambizioso ma riuscitissimo che richiamandosi alla grande tradizione russa di Cechov e Dostoevskij, scava nel profondo delle anime dei protagonisti, interrogandosi sui grandi problemi universali del male, della solitudine, dei rapporti umani, dell'incomprensione. Certo, non è un film facilissimo e che venga subito incontro allo spettatore, ma non ci sono i tempi morti che appesantivano il pur mirabile "C'era una volta in Anatolia". Con questa ultima fatica Ceylan, che non ha ancora sbagliato un film, sforna il suo capolavoro: un film destinato a rimanere nel tempo, e che lo accredita come uno dei massimi registi viventi. Una menzione di merito va poi agli attori, sconosciuti da noi, ma tutti bravissimi.
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