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Nei primi anni Ottanta, il drammaturgo di successo Georg Dreyman e la sua compagna di sempre, la famosa attrice Christa-Maria Sieland, si trasferiscono a Berlino Est. I due sono considerati dalla DDR tra i più importanti intellettuali del regime comunista e sono tenuti in grande considerazione, malgrado in cuor loro Georg e Christa-Maria non siano sempre allineati con la linea del partito. Un giorno il ministro della cultura assiste ad uno spettacolo dell'attrice e se ne innamora. Chiede allora a Gerd Wiesler, uno dei più valorosi agenti della Stasi, di avvicinare la coppia, conoscerla meglio, ed osservare ogni loro spostamento e interesse. Sarà la vita di Gerd ad essere cambiata dal rapporto con lo scrittore. |
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Le vite degli altri nella Germania dell’Est erano al centro di controlli ossessivi. La paura che i cittadini potessero tramare contro il regime rendeva la Ddr uno Stato dominato dalla polizia politica, la famigerata Stasi. Il film dell’esordiente Florian Henckel Von Donnersmarck racconta con schiettezza e semplicità l’atmosfera di Berlino Est, attraverso le vicende del capitano Gerd Wiesler (Ulrich Muhe, Amen) solerte agente della Stasi e maestro di interrogatori disumani, a cui viene assegnato il compito di spiare lo scrittore Georg Dreymann (Sebastian Koch, “Black book”), autore fedele alla causa sul quale però il ministro della cultura nutre qualche sospetto. Grazie a delle microspie istallate nella casa dell’artista e della sua compagna, l’attrice Chiesta-Maria (Martina Gedeck, Ricette d’amore, “Le particelle elementari”), Gerd ascolta per giorni tutto quello che avviene nell’abitazione e mette tutto a verbale. Dalle intercettazioni, però, non emerge nulla di compromettente per lo scrittore. Poi il suicidio di un amico di Dreymann, un regista teatrale emarginato dal regime, fa scattare la molla. La sua coscienza, dopo anni di compromessi si ribella. Ma la vera sorpresa è che qualcosa si agita anche nell’animo del capitano Gerd, che, a forza di origliare la vita della coppia, inizia a dubitare dei dogmi ideologici fino allora professati.
L’aspetto più interessante del film è proprio il lento mutamento della spia, che avviene senza eventi particolarmente clamorosi o colpi di scena, ma attraverso una serie di dettagli impercettibili se presi singolarmente. Anche la sua espressione rimane imperturbabile come sempre (ricordando da vicino il Toni Servillo de “Le conseguenze dell’amore”). Le vite degli altri, infatti, sono meno interessanti di quanto si creda: lo scrittore nel privato si mostra pavido e insicuro, la sua compagna lo ama, ma poi cede alle pressioni del potere. Insomma sono una coppia normalissima, che non merita gli interrogatori tortura praticati ai sospettati di dissidenza. E a capirlo è proprio l’inquisitore più severo.
La ricostruzione della vita nella Germania dell’Est è molto interessante e misurata, Von Donnersmarck sceglie ambienti semplici con estrema cura, anche nella scelta dei colori (dominano il verde e l’arancione). La storia è straordinaria e raccontata con grande naturalezza ed eleganza. Ne esce un film bellissimo, teso ed emozionante, che procede senza perdere un colpo. Il Premio Oscar come miglior film straniero è assolutamente meritato.
Il rigore interpretativo del protagonista ha una spiegazione anche nella sua vicenda personale: Ulrich Muhe, infatti, ha avuto una moglie confidente della Stasi e nella sua compagnia teatrale dell’epoca ben quattro attori erano stati messi lì dal regime apposta per spiarlo.
Anche Sidney Pollack è rimasto colpito dal film e ha acquistato i diritti per girare un remake, ambientato probabilmente negli Stati Uniti del Patriot Act. |
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Premio Oscar meritato, protagonista azzeccato e storia che - nonostante la presenza di troppi comprimari e attori non all'altezza - regge con il giusto ritmo fino alla conclusione.
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Originale, vero, commovente, toccante. Film completo sotto ogni punto di vista, Oscar 2007 come miglior film straniero meritato e stra-meritato. Personalmente, non riesco ancora a capire come Von Donnersmarck, dopo aver scritto e diretto questa grande opera prima, sia riuscito a partorire, una volta sbarcato ad Hollywood, l'abominio cinematografico che è il suo secondo film, "The Tourist". Spero vivamente torni sui suoi passi ricominciando a fare grande cinema piuttosto che continuare a girare spot pubblicitari mal riusciti lunghi due ore.
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