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Nell’Inghilterra dei primi anni del novecento, Angel Deverell è una giovane scrittrice che sogna il successo, la fama e l’amore: il destino le darà tutto quello che desidera, compresa una grande dimora ribattezzata “Paradise”, ma lo scorrere del tempo non la lascerà senza rimpianti. Adattamento di un romanzo di Elizabeth Taylor pubblicato nel 1957. |
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Le vite degli artisti ci affascinano, evidentemente, altrimenti non verrebbero raccontate così di frequente: e il tentativo di collocare la creazione artistica in una dimensione temporale e umana ben identificata è forse la motivazione principale per storie di questo tipo. Il quadro però facilmente si complica: la biografia si confonde con l’agiografia, la ricostruzione storica con il costume, e il profondo scavo interiore può nascondere la semplice e un po’ morbosa curiosità per i fatti più intimi del protagonista. Ecco, il film di Ozon, che racconta la storia di Angel Deverell, scrittrice di romanzi di successo nell’Inghilterra di inizio Novecento, raccoglie pressoché tutti i difetti dell’ispirazione e non ne condivide quasi nessun pregio. L’Inghilterra che egli racconta è sostanzialmente di maniera, tranne forse per lo spirito ribelle e indipendente della protagonista che mostra una realtà familiare e sociale meno rigida di quanto di solito si tende a immaginare. Il modo in cui i sentimenti sono rappresentati lascia ampiamente insoddisfatti, tra prevedibilmente tragiche storie d’amore e tradimento e fiacchi tentativi di innovare, come la ben pudica allusione all’omosessualità di Nora (Lucy Russel) che resta sospesa nell’aria senza alcuno sviluppo. Gli schematismi sono tali che verrebbe da pensare a una volontà di smitizzazione ironica, ma non sembra di poter ritrovare questa intenzione nel regista; per cui dobbiamo sorbirci le disquisizioni dei protagonisti senza nemmeno poterci ridere un po’ sopra. La realizzazione tecnica poi è veramente povera: non ci sono idee né di regia né di scrittura che elevino il racconto e le immagini. Non si capisce davvero, ad esempio, perché nelle sequenze dei viaggi in carrozza e in quella del Grand Tour per il Mediterraneo Ozon debba usare gli sfondi finti come negli anni Cinquanta; non si tratta evidentemente di povertà di mezzi, visti le location e le partecipazioni illustri, né di mancanza di mezzi tecnici, ma di una (cattiva) scelta stilistica che rivela la povertà dell’ispirazione. Gli attori, soprattutto i protagonisti, Romola Garai e Michael Fassbender, non sono male, ma scivolano ogni tanto su interpretazioni posticce, da fiction televisiva: difficile sapere se la colpa sia loro o del regista. Inquietante la frase di Angel: “L’Italia fa emergere il lato più volgare delle persone che la visitano”. Il film è tratto dal romanzo, omonimo, della scrittrice Elizabeth Taylor. |
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Commenti del pubblico |
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