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Fred Madison inizia a ricevere strane videocassette che lo riprendono in strane situazioni, persino vicino al corpo della moglie senza vita. Alla fine viene arrestato, ma una mattina in carcere non c'é più lui ma Pete... |
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Probabilmente il più deforme, minimalista e cattivo film di Lynch. Strade perdute è il trionfo di un simbolismo estremo e malato, che vive nella nostra mente e si fa immagine, auto-rappresentandosi. Il delirio psicologico di un uomo viene scomposto analiticamente in mille pezzi, un puzzle che mette a dura prova la propria voglia di capire e scendere negli abissi dell’inconscio; ancora una volta è il sogno che ci mette di fronte ad una realtà crudele dalla quale si cerca di scappare invano; ancora una volta lo specchio di un incubo che ci terrorizza non è che riflesso fedele della nostra mostruosità. In due ore si assiste, attoniti, ad un viaggio senza ritorno, perché circolare: non si capisce quando abbia avuto inizio, ma in fondo non è importante. Quello che più colpisce sono i continui richiami onirici che ci rendono inquieti al dispiegarsi di una trama (diabolica) che nasconde dietro a sé una strenua auto difesa, allo stesso modo del protagonista che non accenna ad arrendersi alla propria coscienza omicida. Si cerca una via di fuga dall’orrore, ma all’orrore si ritorna, perché per quanto si voglia cancellare dalla mente quanto di riprovevole si è commesso, ci sarà sempre un senso di colpa ad attanagliarci senza scampo. Le domande circa i propri errori sono ancor più insopportabili quando non si avranno mai delle risposte, impossibili da trovare anche in una meta-realtà costruita ad hoc. Il sadismo di questo gioco perverso esplode nella seconda parte del film, toccando il suo punto più alto nella scena in cui Andy, in uno dei pochi momenti di “lucidità”, apre la porta del Highway Hotel e trova la moglie che guardandolo negli occhi mentre lo tradisce gli dice: “forse volevi parlarmi, volevi chiedermi perché?”. Ma chiude la porta, quasi ad ammettere l’incapacità, a quel punto assoluta, di dare (darsi) un senso a tutto ciò. Si ritornerà al punto di partenza a parti invertite, a quel: “Dick Laurent è morto”. Agghiacciante nel suo essere spietato e auto-referenziale.
La rara bellezza visiva delle immagini (specie nei contrasti abbaglianti di luci ed ombre che si alternano) e le inquietanti musiche che le accompagnano fanno di questo film un capolavoro, nonostante tutti i detrattori di Lynch lo considerino un semplice provocatore. Nessuno ha mai messo in dubbio le sue capacità tecniche, spesso si è criticato il contenuto. Peccato che forma e contenuto nel caso di Lynch si fondano vicendevolmente… |
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Commenti del pubblico |
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