'La schiuma dei giorni' di Boris Vian, autore complicate e multiforme, raccoglieva vita e passioni dello scrittore francese. Mood indigo cerca l'impresa di portare il romanzo sullo schermo: Gondry ne fa un manifesto del suo stile, spingendosi fino all'estremo dell'invenzione e dell'immaginario cinematografico. Come Vian, Gondry abusa della sua vena creativa e non riesce a tagliare le oltre 2h di film, ma rimane un maestro. |
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Ultimi commenti e voti |
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L'estro di Gondry totalmente, fuori controllo, da corpo ad una favola bizzarra e visionaria. Non conosco l'opera letteraria di partenza che mi sembra alquanto originale e non priva di spunti surreali molto intelligenti. Eppure la veste visiva scelta da questo autore, certamente dotato, rischia di originare un fantasioso pasticcio ridondante e stucchevole. Faticherei a rivederlo e ancor di più a consigliarlo.
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6,5
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sicuramente un bel film, ma molto molto di nicchia. per poterlo apprezzare appieno è indispensabile aver letto il libro, e averlo capito veramente. goudry si è sforzato e si vede, ma era un'impresa ardua trasportare questa storia su pellicola, e dobbiamo dire che non gli è pienamente riuscita. alla fine nonostante fosse legittimo, assistiamo a mille vaneggi quasi difficili da seguire ed accettare, con il risultato che la storia diventa più difficile da seguire e meno coinvolgente. un peccato però.
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7
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Tutto scolorisce e si restringe, man mano che la favola è sgualcita. Gondry maestro registico, pur in qualche eccesso di virtuosismo (ma non poteva essere altrimenti, con questa materia tra le mani). Mai affascinato dall'abuso di effetti speciali e da trame così fantasiose, ammetto che stavolta queste tendenze giungono solo di rado all'esasperazione, naturalmente a sfavore di una profondità maggiore dei contenuti. Due momenti toccanti: quando Colin si perde nei meandri di Chloé (sontuosa Tautou), in un ultimo amplesso; e quando la voce di Mia Doi Todd, carezzevole, riempie lo schermo con un brano minimale eppure immenso.
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manca in effetti un po' di cuore, di profondità , non coinvolge come avrebbe potuto, questa trasposizione in immagini del meraviglioso universo verbale di Vian. forse per troppa o meglio troppo esclusiva attenzione all'elemento visivo, forse per via di un protagonista poco adatto, forse perché l'impresa era impossibile di per sé. ma evviva l'elemento visivo, se è in mano a uno come Gondry, e cioè a uno dei pochi che poteva se non riuscirci perfettamente almeno provarci con risultati comunque fantastici, di nome e di fatto. menzione speciale per il campanello che salva il topo e per Omar Sy che salva il cast.
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