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Affleck, ridotto ad un burattino animato a stento, passeggia per due ore accanto alla compagna che lo ama inspiegabilmente alla follia; dico inspiegabilmente perché Malick ha tolto la parola al povero Affleck, che di conseguenza diventa un personaggio mediocre di cui si sa poco e nulla. Malick crea conflitti e pace tra i due senza mai render chiaro il perché, il tutto per dare un corpo ed un fine ad una storia che non ha nulla da dire. Le tanto osannate riflessioni filosofiche qui cadono nel patetico certe volte e se personalmente salvo la parte del Bardem prete, che riesce un po blandamente a lanciare qualche spunto, il resto è un manuale di fotografia, regia e montaggio... tutto molto bello eh, ma senza sostanza quanto può valere?
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"To the wonder" è la degna continuazione di "The tree of life" e di quel film presenta tanto i meriti quanto i limiti, forse accentuati; la fotografia ci fa scorrere dinanzi agli occhi delle vere meraviglie, alcune scene sono di una poesia e di una grazia che raramente si vedono sul grande schermo, in più punti si tocca il sublime, eppure la tenuta complessiva è deboluccia, la storia si sfalda e la lezione di cristianesimo che conclude il film può perfino risultare irritante. Questo non basta però a cancellare i meriti che il film ha: per quanto possa annoiare o infastidire, difficilmente si possono dimenticare lo splendido prologo e alcune scene in cui la protagonista femminile danza, innalzando il suo inno alla vita e all'amore, al di fuori di ogni misticismo convenzionale o chiesastico.
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Si può giustificare tutto al mondo attraverso le più astruse speculazioni. Ma come diceva Gaber "quando è merda è merda, non ha importanza la specificazione". Ecco qui non occore scomodare la coprologia, ma onestamente si tratta di un film brutto. Stano definire brutto un film che fa dell'estetizzazione del sentimento d'amore la sua essenza. Ma questo è un film faticoso per gli occhi perchè l'estenuante bellezza delle immagini si disperde nella rarefazione complessiva dell'opera. Quanti film hanno trattato dell'amore? Innumerevoli. E gran parte di questi con meno pretese hanno però saputo raccontarne le sfumature molto meglio. Dopo un trailer che dura 2 ore ci si aspetta che inizi il film vero. Ma Malick infligge allo spettatore una inutile quanto fascinosa tortura. Poi possiamo raccontarci di immagini che descrivono lo scontro tra femminile e maschile, tra assoluto e relativo, tra sognato e reale, e bla bla bla. Ma fare l'esegesi di un film nullo è tempo perso. Flop giustificato.
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6,5
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È la regia di Malick, affascinante. Però si ha l’impressione, talvolta, che ci sia del manierismo e che il film sia una prova estetizzante un po’ fine a se stessa. A mancare, esattamente come nel precedente “The Tree of Life” (a tratti sembra una sua continuazione), è la storia, ancora inconsistente e quasi marginale. È l'«assoluto naturale» che attrae nuovamente Malick, e lo racconta mediante voci interiori e fuori campo, assottigliando la comunicazione sino ad eliminarla, così portando la pellicola in un limbo ai limiti del decifrabile e del lineare. Film sull’amore: sull’amore come necessità, sull’amore che prende vie ed esiti inaspettati, sull’amore come Fede. Il personaggio di Affleck è monocorde, silenzioso e quasi stordito; poco interessanti anche le interpretazioni delle due donne (Kurylenko e McAdams), che quasi non si distinguono. Il titolo induce a pensare alla meraviglia: ma è un peccato che, a parte alcune immagini molto suggestive, di meraviglioso ci sia poco.
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