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Recensione: Knight of Cups

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Knight of Cups
titolo originale Knight of Cups
nazione U.S.A.
anno 2013
regia Terrence Malick
genere Drammatico / Sentimentale
durata 118 min.
distribuzione n.d.
cast C. Bale (Rick) • N. Portman (Elizabeth) • C. Blanchett (Nancy) • I. Poots (Della) • A. Banderas (Tonio) • W. Bentley (Barry) • F. Pinto (Helen) • I. Lucas (Isabel) • J. KinnamanT. Palmer (Karen) • N. WhelanJ. ClarkeS. WhighamB. Dennehy (Joseph) • M. Wincott (Herb) • K. Corrigan (Gus) • A. Mueller-Stahl (Zeitlinger) • J. Harris (Rapinatore)
sceneggiatura T. Malick
musiche H. Townshend
fotografia E. Lubezki
montaggio A. EdwardsK. FraaseG. RichmanM. Yoshikawa
uscita nelle sale 9 Novembre 2016
media voti redazione
Knight of Cups Trama del film
Rick è un ingranaggio dello star system hollywoodiano: perennemente alla ricerca di nuovi stimoli e dell'ammirazione del prossimo, l'uomo in realtà ha bisogno degli affetti e della solidità della vita reale.
Commenti del pubblico







Ultimi commenti e voti
Medaglia d'Oro (247 Commenti, 80% gradimento) giampaolosy Medaglia d'Oro 20 Aprile 2017 ore 03:02
voto al film:   7

Una profonda, filosofica, introspettiva, visivamente affascinante analisi del nulla e dei turbamenti esistenziali di chi in questo nulla si muove, vive. Da Los Angeles a Las Vegas sulle tracce di una serie di interminabili e molto cinematografici stereotipi legati allo star system, ovvero quanto di più lontano possibile dalla realtà dello spettatore che spaesato ma ammaliato dalla fotografia, bellissima, e dal punto di vista, dalla poetica, dell'occhio registico cerca inutilmente una bussola che guidi un sofferente e stordito Christian Bale. Prima di giudicare questo film bisogna però cercare di capire che si tratta di un'opera, non perfettamente riuscita e che nella classifica delle opere Malickiane non si colloca molto in alto, che Knight of Cups è un film da vedere e da sentire, abbandonandosi allo sguardo appunto, l'essenza dell'occhio e dello sbattere di ciglia. Forse sarà solo estetica ma è anche e soprattutto cinema. Meditate gente...meditate.
Medaglia d'Oro (682 Commenti, 68% gradimento) ale84 Medaglia d'Oro 16 Novembre 2016 ore 13:53
voto al film:   7

Malick si dilunga troppo nella sua parabola e finisce per annoiare un po' lo spettatore con scene, personaggi e monologhi un po' ripetitivi; questa lungaggine è però ampiamente compensata dallo straordinario virtuosismo registico e dall'innegabile fascino (mistico, antimoderno, spiritualistico quanto si vuole) che emanano molte scene. Non all'altezza di The tree of life, ma comunque degno di una visione.
Utente di Base (4 Commenti, 25% gradimento) CanonTre 4 Luglio 2016 ore 17:48
1
voto al film:   8

Trovo pesantemente ingiusto che un grandissimo film come questo sia passato così inosservato. Chiaramente non è un prodotto standard del cinema, ma mi sembra sia stato ignorato anche troppo. Knight of Cups è l'n-esimo capolavoro di questo artista, Malick, che anche stavolta regala in due ore una quantità enorme di immagini una più bella dell'altra, che si tratti di ambienti naturali o contesti urbani. Le musiche creano se possibile ancora più atmosfera. Il risultato è un film che personalmente trovo estremamente rilassante e affascinante.
Medaglia d'Argento (171 Commenti, 75% gradimento) Bardamu1991 Medaglia d'Argento 20 Gennaio 2016 ore 03:29
1
voto al film:   6

Il medesimo, ultimo Malick. Manierista di se stesso, dunque (ma con meno potenza visiva).
Lo è per regia, sonoro, aspirazioni, atmosfere. Così il Bale che abbacchiato deambula lento, senza scopi apparenti, ricorda tanto il Penn di 'The Tree of Life' o l'Affleck di 'To the wonder'. Di diverso, stavolta, c'è l'ambiente urbano, non più esterno.
Centinaia e centinaia di inquadrature, incalcolabili, che subissano fino a sfiancare, letteralmente. L'amore - o la fede, che rimane una forma d'amore - rimane l'unico e fecondo scampolo di vita: più è folle, sregolato, e più riempie. Così Rick, disilluso donnaiolo, professionista in crisi e in cerca di se stesso, pare sorridere solo in quei momenti connotati di follia e spensieratezza.
Il cinema di Malick è diventato pura estetica, senza scheletro e polpa. Eppure, personalmente, il torrente di fotogrammi e parole ha minuscoli lasciti: in quell'inquietudine latente, e nelle domande senza risposta, si accendono piccoli fuochi di meditazione.
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