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Ambientato durante la guerra in Iraq, "The Hurt Locker" racconta la storia di un'unità speciale antimina che ha il compito di prevenire gli attentati dei kamikaze. La sceneggiatura è opera della stessa Bigelow, insieme al reporter di guerra Mark Boal. |
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Kathryn Bigelow non ha il dono della sintesi (“Strange Days”, “Point Break”, “K-19”): in 130 minuti concentra pochi elementi e insiste, con la forza delle immagini, a ripetere la stessa storia, fino a che lo spettatore non si assuefa e la ripetizione stessa non assurge a significato del film. Non si stratta di una doppia chiave di lettura, ma di una sola che viene fuori dal ripetersi delle stesse immagini, delle stesse situazioni.
La regista californiana, sulla scia dell'esperienza di Mark Boal, reporter al seguito di unità anti-bomba proprio in Iraq che firma con lei la sceneggiatura, si confronta con quella che è a tutti gli effetti una realtà di guerra; lo fa seguendo le azioni dell'Unità Speciale Bravo Company, che a poco più di un mese dal rientro in America subisce la perdita dell'artificiere-capo, del quale prende il posto il sergente maggiore William James (Jeremy Renner). I rapporti tra i membri della squadra si delineano sul campo, il carattere del nuovo arrivato porta allo scontro interno, ma anche alla scoperta del carattere degli altri soldati. Ognuno di loro è solo in un contesto in cui la sua vita dipende dagli altri, circondato da milioni di occhi curiosi tra i quali, puntualmente, si nascondono occhi “cattivi”: ogni ordigno è una trappola per far uscire allo scoperto i soldati, ogni persona che si interessa a loro sta tramando contro. C'è spazio anche per le sfumature in una realtà che viene presentata come dicotomica, ma sono proprio queste sfumature a portare in seno i rischi più alti. Senza sfumature, rimane un manipolo di eroi in una terra ostile, e non si intravede nemmeno di lontano un perché a tutto questo.
Le sfumature sono legate al carattere dei protagonisti; i giorni passano e la macchina da presa si concentra sempre di più sul sergente James: non è un pazzo, o almeno non del tutto, ma vive il suo rapporto con l'azione come una dipendenza. Lo vediamo scritto all'inizio, lo ritroviamo nella scena al supermercato: la guerra ti entra dentro e ti cambia come una droga, James riesce a “viverla” perché ha rinunciato alla vita precedente, alla famiglia, alla quotidianità che non sia adrenalina e contatto con la morte.
Non sarà il Vietnam, dove i soldati venivano mandati a morire, ma anche in Iraq i “protettori della patria”, volontari, muoiono all'interno di un disegno più grande di loro, il senso del quale non riescono a comprendere, ma basta a toglier senso a tutto ciò che ne rimane al di fuori.
Film per chi è preparato: le immagini disturbano, i movimenti di macchina pure, sangue e corpi mutilati fanno parte della realtà visiva della macchina da presa. E' la guerra, e alla Bigelow non mancano certo la volontà né la capacità di rappresentazione. |
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Commenti del pubblico |
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Bah! Come avrà fatto a vincere 6 oscar ! incredibile!
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5,5
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7,5
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La guerra è stata raccontata dal cinema in ogni modo. Non è facile realizzare un film originale. Kathryn Bigelow ci è riuscita.
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6,5
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Il film trionfatore agli Oscar 2010 e' un crudo e realistico war movie, lontano pero' dall'estetica hollywoodiana, aiutato (forse) da un budget ridotto e che descrive la guerra (in questo caso il conflitto in Iraq) come una droga a cui e' difficile resistere.I temi affrontati, pero', sono gia' stati trattati in decine di film: il "mestiere" della guerra, il rapporto costante con la morte, lo sfruttamento delle vite umane (nemiche o amiche), l'assuefazione del conflitto e il disorientamento nel mondo di tutti i giorni.La Bigelow lo racconta con tale efficacia che si riesce a perdonare momenti stanchi o stereotipati(il bambino che ama il calcio).Il ritmo alterna momenti di lunga attesa con gli scoppi improvvisi e frenetici delle battaglie e il realismo e' aumentato grazie all'utilizzo di macchine a mano che pedinano i soldati in ogni istante. Diverse le sequenze memorabili:il soldato accerchiato da una mezza dozzina di bombe,l'inizio (con efficaci ralenti),la lunga scena del cecchino.
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6,5
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Visto ieri sera e mi associo alla recensione buon film ma niente di che. Mi aspettavo molto di più da un film che ha vinto 6 oscar (miglior film) io lo trovo nettamente inferiore ad altri film del suo genere tipo black Hawn Down e Salvate il soldato Ryan. Il finale assolutamente intuibile!
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7,5
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