Recensione: Reality

Una commedia della realta' che ci racconta l'irrazionale e irreale buco nero nel quale un'intera generazione di telespettatori ha coscientemente deciso di perdersi. I risultati si vedranno tra qualche decennio quando questo film diventera' un classico del neorealismo all'italiana. Un capitolo in piu' del romanzo della storia di un paese giunto alla fatiscenza al degrado e all'autodistruzione. Nella scena finale Luciano, ormai al delirio come un tossicodipendente, entra nella casa senza nessuna speranza di uscirne. Non un ritratto snob di un cineasta intellettuale ma un'opera vera e neorealista di un autore in cerca di spettatori.

*in essa

È il manifesto, intenso e malinconico, del genocidio di un popolo e di una cultura, come disse il Pasolini profeta. Dopo Gomorra, Garrone torna a parlarci della “realtà”: quella quotidiana, vera e cruda, tinteggiando con occhio critico un mirabile affresco sulla società odierna, sui falsi miti e sulle facili illusioni che la TV propina. La metamorfosi del protagonista, causata dalla chimera di una realtà edulcorata e perfetta (il film si apre come fosse una fiaba, con la carrozza trainata da due cavalli bianchi) è narrata con fare quasi antropologico, in questa graduale corsa verso la fusione tra reality e realtà, e verso l’annientamento del protagonista stesso. La camera scende dal cielo, all’inizio, e poi risale in alto, nel finale: è stato un triste tuffo di quasi due ore nell’Italia che muore.
Pellicola profonda, che sarà storia tra qualche anno (o forse storia già è). Perché in esso vedremo cosa eravamo. E si spera con sguardo più consapevole.

Questo film è realismo puro. Prima di tutto per il suo modo di girare e poi per la scelta sempre geniale degli attori. Tra garrone sorrentino e crialese è in atto un secondo "neorealismo".