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La vicenda narra la storia della famiglia Bennet, padre, madre e cinque figlie da marito. Mrs. Bennet vive dominata dal desiderio di dare una buona sistemazione alle figliole che nel piccolo centro di provincia dove vivono non hanno grandi possibilità di incontrare il marito ideale, quando un giorno giungono due giovanotti molto ricchi. Amori, malintesi, proposte di matrimonio e rifiuti fanno da cornice alla relazione tra Elizabeth e Mr. Darcy. |
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Il cinema di evasione, spensieratezza, buoni sentimenti e botteghino procede, come suo solito, a ritroso, rispolverando un romanzo di successo quale “Orgoglio e Pregiudizio”, più volte portato sullo schermo.
L’ultima versione s’impone in nome della fedeltà al testo di Jane Austen, una fedeltà sostanziale ma non assoluta, che si perde nelle sfumature. Il peso di due secoli fossilizza la storia in un esercizio di stile, ben riuscito ma di scarso rilievo; più che sull’educazione delle cinque sorelle Bennet, il lato con ogni probabilità più autobiografico del testo della Austen, il film di Joe Wright punta sulle vicende di Elizabeth, dilungandosi troppo nella strada che conduce a un finale maturo già nel primo tempo.
A suo favore gioca la ricostruzione storica, la rappresentazione dei rapporti sociali di un’epoca che sembra più lontana di quello che è realmente, ma la freddezza con cui è messo in scena il tutto contrasta con l’impeto dei sentimenti che dovrebbe scatenare. Alla fine si assiste senza trasporto ai risibili problemi di Elizabeth, che combatte col proprio orgoglio per convincersi ad accettare la miglior situazione possibile: nessuna sofferenza, nessun rischio, il suo personaggio perde fascino lasciando allo spettatore la mera attesa del non agognato lieto fine.
Se da una parte Keira Knightley si guadagna la candidatura all’Oscar per essere riuscita a rendere lo sguardo di Elizabeth esattamente come lo descrive Jane Austen, negli altri personaggi il film soffre: Matthew MacFayden finisce per appiattire Mr. Darcy, l’unico in tutta la storia ad avere un’evoluzione caratteriale; Mrs. Bennet, la madre, perde ogni parvenza di realismo perché viene troppo calcato l’aspetto caricaturale del libro; a salvare la situazione provvedono altri due ‘vecchi’, Judy Dench e Donald Sutherland (al quale è incomprensibilmente lasciato il finale), bravi ma in parti molto marginali.
L’ottima fotografia, che attende al compito di trasformare la campagna inglese in quella settecentesca, racchiude i pregi di un film ben realizzato nel complesso, preciso in molti dettagli, ma incapace di comunicare al di là della trama, sostanzialmente inutile. |
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