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Nel primo film a colori di Antonioni quasi ogni fotogramma è un'opera d'arte, e la ricerca cromatica risulta a dir poco perfetta. Giuliana, ennesima incarnazione della donna sensibile e nevrotica intrappolata dalla realtà, è incarnata da una Monica Vitti in stato di grazia. Solitudine, incomunicabilità, impossibilità di fuga e di salvezza, vita come malattia: tutti i grandi temi del regista sono presenti in questo film, che si apre e si chiude sui fumi inquinanti delle raffinerie di Ravenna, che hanno avvelenato tutta la vita, e non solo l'aria. Morale: si può accettare che quello che ci capita sia tutta la nostra vita?
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