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Calabria, borgo di Diamante. Quattro giovani amici vogliono tentare la fortuna nel cinema e realizzare un lungometraggio. I ragazzi riusciranno a coinvolgere nel loro progetto una serie di persone che non potranno sottrarsi alla loro carica di energia positiva. E quando un celebre attore accetta di apparire nel film, tutto il paese si mobilita per preparare una grande festa e una grande abbuffata... |
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Il metacinema, ovvero quel ‘genere’ cinematografico che tratta dichiaratamente i meccanismi del cinema stesso, ha attraversato trasversalmente tutta la storia della settima arte, dando luogo a riflessioni interessanti e raffinate ma anche a sguardi banali e superflui. Mimmo Calopresti, persona intelligente e sofisticata, riesce curiosamente a fare entrambe le cose nello stesso film: “L’abbuffata” è infatti un film colmo di contrasti interiori, pieno di idee mal gestite, sperimentale e anarchico senza essere mai veramente coraggioso, ironico ma non brillante, sognante e al contempo molto pratico, ambizioso eppure vagamente ingenuo.
L’idea di fondo del regista è rivolta principalmente ai giovani: il grande cinema italiano appartiene a un mondo molto diverso da quello presente e chiunque voglia fare cinema al giorno d’oggi non può esimersi dal fare i conti con quello che la società attualmente produce, conquistando, ricomponendo e innovando. Le idee vanno dunque rimaneggiate ma soprattutto canalizzate sempre e comunque verso una forma espressiva; l’immobilismo e l’astrattismo cerebrale nel loro isolamento non riescono più a convivere e a dialogare con una modernità dinamica e severa. Il peso della grandezza di un passato, sembra dirci Calopresti, si contrasta con la passione e la voglia di fare, oltre che con le idee ovviamente. Opinioni e concetti scorrono veloci sullo schermo lasciando l’impressione che gli argomenti – probabilmente troppi – avrebbero meritato più approfondimento e meno discontinuità.
Il fiume di buone intenzioni passa per il Sud d’Italia, più precisamente per la Calabria di cui Calopresti è originario, affiancando alle musiche originali di Sergio Cammariere – peraltro molto gradevoli – il tema del riscatto meridionale e della provincia in generale. Le risorse e le qualità della semplicità, infatti, non vanno mai sottovalutate; ma le radici possono e devono rappresentare un porto da cui partire quando si è giovani e uno in cui tornare quando si è vecchi. Tutto il resto è vita e vitalità.
“L’abbuffata” è una pellicola certamente non facile, che pensa (sbagliando, in questo caso) alla leggerezza come un’arma e che prova anche a fare poesia, con risultati però troppo altalenanti. Calopresti pensa che sia “meglio fare un brutto film che stare con le mani in mano a sentirsi superiori”. La riflessione, che si presta a discussioni importanti, avrebbe meritato un contesto più solido e curato. Peccato. |
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Commenti del pubblico |
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Ultimi commenti e voti |
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News sul film “L'abbuffata” |
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'Shanghai Filmfestival': Focus Italy (28 Maggio 2008)
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Festa del Cinema: "L'abbuffata" di Calopresti (26 Ottobre 2007)
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"Le gangs di Napoli" raccontate da Calopresti ( 8 Ottobre 2007)
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Mazzacurati, Calopresti e Soldini alla Festa di Roma (27 Settembre 2007)
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"L'abbuffata" di Mimmo Calopresti ( 8 Marzo 2007)
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Gérard Depardieu sul set calabrese di Calopresti (16 Novembre 2006)
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Iniziate le riprese del nuovo film di Calopresti (24 Ottobre 2006)
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