Ossessioni visionarie. Stilizzazione, uso dei suoni fortemente espressivo, colore, deformazione dei primissimi piani. Il pensiero che si trasforma in forma. Per organizzarlo in un ordine cosmico che si conclude in quello del fuoco. L'energia, che dalla mente si trasmette ad un corpo. Quando le macchine hanno ormai avuto il sopravvento sull'umanità. Quello che gli uomini stanno vivendo non è altro che illusione (realismo crudele e lirismo visionario): un sonno programmato secondo il (solito) principio dell'alternanza fra sequenze filosofiche ed altre di azione.
Limitarsi ad 'apprezzare' l'invenzione grafica ad uso di videogame: c'è chi compie il grande passo, quello del postmodernismo. Tutto diventa allora questione, oltre che di talento e d'ispirazione, di misura. Ma la provocazione del modernismo ("Matrix"), l'intellettualismo delle citazioni scenografiche, il virtuosismo del ritmo di montaggio e del taglio della fotografia, sono costantemente tenuti a bada (oltre che dal rigore della sceneggiature) dalla partecipazione 'emozionata' di una regia 'surreale'. Il cinema di Andy e Larry Wachowski riafferma una delle grandi ambizioni modernamente provocanti: nella sua contrapposizione fra ordine naturale e ambiguità urbana, aderisce alla qualità dello sguardo creativo (nelle convenzioni dello spettacolo hollywoodiano) senza cadere nei facili compromessi, osservando dall’alto (con tutti gli elementi 'formidabili' a disposizione) l'itinerario di una riflessione, che dai turbamenti di un individuo stilizzato filtra la potente 'sintesi artistica' contemporanea.
Con un limpido intimismo poetico, con intelligenza e 'follia' insolita in quel groviglio di 'cattiveria' cibernetica, fino alla cultura visuale socialmente emancipata, visione sensibile nella metafora, nel soprannaturale: gradazioni/progressioni cromatiche, rivelazioni ai nostri occhi. |
