Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Recensione: Via Varsavia

Scrivi un Commento COMMENTA Vota il film VOTA Invia questa pagina via e-mail a chi vuoi tu Stampa questa pagina
Via Varsavia
titolo originale Via Varsavia
nazione Italia
anno 2006
regia Emiliano Cribari
genere Drammatico
durata 85 min.
distribuzione Cecchi Gori Distribuzione
cast E. RenaiA. CribariA. VenturiniA. BenvenutiM. MasiniB. EnrichiN. NovelliC. Monni
sceneggiatura E. Cribari
fotografia F. TatiniS. Pinzani
montaggio E. Cribari
media voti redazione
Via Varsavia Trama del film
Firenze. In un piccolo teatro del Centro va in scena uno spettacolo teatrale. In platea, solo poche persone e un attore. Sul palco, invece, Lei. L'attrice.Erika Renai. Condannata a morte per aver compiuto, quando si trovava in America, un atroce atto di cannibalismo nei confronti del fratello. E così, la sua ultima ora di vita prima di essere giustiziata sulla sedia elettrica altro non è che un goloso pretesto per compiere l'ennesimo, suggestivo viaggio dentro sé: un viaggio nei ricordi, nella poesia e nella comicità fiorentina, un viaggio nella follia del suo sdoppiamento con sé e nella figura, mitica, del fratello che ha dentro di sé.
Recensione “Via Varsavia”
a cura di Glauco Almonte  (voto: 5,5)
Oggi la poesia si cura nei manicomi

Dopo un breve prologo nel quale la voce off del regista introduce al film lo spettatore (potrebbe passare inosservato se non fosse per la bellezza dell’avverbio nell’espressione ‘inevitabilmente Firenze’), la prima scena è di quelle che lasciano il segno: non è tanto la presenza di Marco Masini, poco credibile ma simpatico nel ruolo di osservatore interno al film, quanto lo stile da perfetta sit-com del breve sketch a lasciare interdetti. Quasi per contrasto, il piacere di vedere in scena Erika Renai è amplificato e l’attrice regge da sola l’intero film così come sostiene, al suo interno, lo spettacolo teatrale.
L’espediente dello spettacolo interno al film non sorprende, in “TuttotornaCribari aveva scelto la realizzazione di un film come soggetto: quello che manca è l’interazione tra realtà (filmica) e finzione, i due piani rimangono su binari separati al contrario di quanto succedeva nel film precedente. A capovolgersi completamente è la qualità del girato, stavolta eccellente nelle scene teatrali quanto scadente in quelle di contorno. La differenza la fanno tutta gli attori: Erika Renai richiama Julianne Moore nell’identica costruzione teatral-cinematografica di “Vania sulla 42° strada”, e il paragone, nel confronto con il resto del cast, non è affatto forzato. Grazie a lei il film scorre bene nonostante sia quasi interamente la messa in scena di un monologo teatrale: l’interazione tra sorella e fratello, possibile soltanto sulla pellicola, conferisce allo spettacolo quel tocco di magia che a teatro sarebbe esistita solo in forma di bagaglio dell’immaginazione degli spettatori.
Lo sforzo, a livello di sceneggiatura, è tutto nella direzione del di-monologo teatrale, con ottimi spunti a proposito della morte in relazione ai ricordi e all’idea di abituarsi ad essa nascendo. Il finale però lascia perplessi, dall’auto-citazione al sipario che si chiude.
E’ senza dubbio un film più classico di “Tuttotorna”, costruito per lo spettatore – fin dal prologo che enuncia chiaramente la finzione scenica – invece che contro di lui: proprio per questo lo spettatore si sente maggiormente a suo agio nel giudicare un prodotto a lui più familiare in relazione alle proprie abitudini cinematografiche.
Commenti del pubblico







Ultimi commenti e voti
Il film non è stato ancora commentato.
Ultime Schede