Storie che si con-fondono le une con le altre, in un gioco ad incastro dove il tempo è sospeso, e la realtà qualcosa di intangibile, una terra di mezzo tra sogno ed immaginazione, che si fa irrealtà nel suo compiersi. Storie che parlano di amore, la parola che più di ogni altra sfugge a qualsiasi significato, a qualsiasi logica. Vive di un’idea non-generata dalla mente degli uomini, ma soltanto ricevuta nell’attimo in cui si viene al mondo, portando con sé quei misteri che noi chiamiamo semplicemente, il metafisico. Come la Religione, unione di irrazionalità e fede, che santifica l’uomo e lo rende universale, non ha bisogno di spiegazioni. La storia d’amore tra e Leon e Asa che hanno deciso di sposarsi con dieci anni di anticipo, durante i quali non si sono mai visti, non ha bisogno di essere spiegata. La storia d’amore tra Frode e Milla, che hanno un bambino sospeso fra vita e morte, nato e destinato a morire in pochi giorni, non ha bisogno di spiegazioni…
Insieme a tutte le altre, trovano un vero significato solo nel momento in cui si incontrano, parti di un copione da recitare, scritto da un Autore ignoto, che (ci) condanna ad essere persone e personaggi allo stesso tempo. Vidar ne è il fulcro simbolico, colui che più di ogni altro, attraverso i suoi sogni, riesce a leggere il copione oltre che a recitarlo; la figura in fondo più sofferente e angosciata tra tutte quelle rappresentate, intorno alla quale ruota tutto il film.
Un’opera affascinante e ben confezionata, impreziosita da una colonna sonora bellissima e sempre capace di tradurre in suoni le emozioni trasmesse da un’immagine, da un sentimento rappresentato...
Vincitore del premio norvegese Amanda Awards come miglior film del 2005. |