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Recensione: Dall'altra parte del mare

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Dall'altra parte del mare
titolo originale Dall'altra parte del mare
nazione Italia
anno 2009
regia Jean Sarto
genere Drammatico
durata 80 min.
distribuzione Caro Film
cast G. Ranzi (Clara) • V. Trevisan (Abele) • G. De Santis (Tosca) • F. Falzarano (Claudio) • V. Di Bert (Gigliola) • A. Battisti (Franca)
sceneggiatura M. Rapetti
musiche A. Molinari
fotografia A. Di Marcantonio
montaggio P. Ceresani
uscita nelle sale 27 Marzo 2009
media voti redazione
Dall'altra parte del mare Trama del film
Clara, che vive a Parigi, viene chiamata dal regista Abele a Roma per collaborare ad una messa in scena sulla shoah. Porta con sé un vecchio documentario girato nel ’79 e incontra gli attori che stanno provando. Insieme cercano di impostare i personaggi ma ben presto sorgono dei contrasti tra Abele e Clara sul modo di fare la rappresentazione: lei vorrebbe entrare dentro le esperienze singole, lui invece mantenere un tratto oggettivo.
A Trieste, dove dovrebbe effettuarsi la messa in scena, Clara ne approfitta per cercare suo padre scomparso quando lei aveva 8 anni...
Recensione “Dall'altra parte del mare”
a cura di Andrea Peresano  (voto: 5,5)
… sono un essere umano, un essere umano, sono un essere umano che vuole vivere… un essere
umano…


Cosi ripete ossessivo nel suo libro di memorie Ka-Tzetnik 135633, sopravvissuto agli orrori delle deportazioni naziste, mentre Tosca, in un altro ora ed in un altro dove, davanti ad un obiettivo ricorda quegli anni bui, ciò che è rimasto e ciò che non c'è più.
Attraverso queste tesimonianze dirette, Abele sta cercando di costruire un non-spettacolo teatrale, perché a lui la spettacolarizzazione di una delle atrocità più grandi compiute dall'animale uomo sembra impossibile. E chiede l'aiuto di Clara, che aveva girato il documentario su Tosca anni prima ed a cui è legato da più di un'amicizia, per portare a Trieste nella Giornata della Memoria un'opera compiuta.
Il rapporto tra i due è scandito da momenti di non-comunicazione dovuti ai diversi approcci alla tematica e alla vita. Clara vorrebbe più teatro, Abele rimane fermo e rigido sulle sue posizioni rimuginando sulla difficoltà ogettiva della trattazione. Quella che il regista struttura, quasi in solitario, è un'esperienza multimediale fatta di recitato, proiezioni ed allestimenti. Cosi come lo stesso film fa in un tentativo interessante di approccio diverso.
Il conflitto di fondo è chiaro ed appare concreto ma la storia non riesce a realizzarsi a pieno. Paradossalmente gli 80 minuti di “Dall'altra parte del mare”, che sembrano molti di più a fine proiezione, attraverso la delicata scelta di introdurre direttamente il teatro nel prodotto filmico ottengono l'effetto opposto valorizzando la prima delle due forme a scapito della seconda. Sono infatti le parti “in scena” degli attori, seppur solo prove di quello che forse sarà, a convincere ed interessare mentre il girato risulta a volte troppo impostato.
Su tutto risalta indubbiamente Galatea Ranzi con la sua Clara, personaggio a se stante, con un reale spessore, che lavorando alla ricerca di un passato storico per la rappresentazione ritrova il suo. Nella Trieste natia affronta infatti anche il fantasma di un padre, scomparso quando era piccolissima e che la madre le aveva fatto creder morto, superando la dura realtà per guardare al suo futuro dall'altra parte del mare. Non si sa invece quale sarà quello dell'opera incompiuta che ci lascia sospesi con le tante cose non dette tra i partecipanti al progetto.
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