La questione, a mio parere, non è l'interpretazione del film che sembra molto chiara. La qualità delle riprese è di gran spessore, ma il punto è che non sembrano vincenti le scelte del regista: la voce fuori campo, scelta vincente in "La sottile linea rossa", qui è un lamento al Creatore, il sussurro di poche parole sconnesse; il fiume più volte richiamato, non ha la stessa valenza. Certo, questo è un altro film, ma la sensazione è quella di una pellicola che si trascina verso una fine sempre più agognata.

Fuori dal reticolato, il mondo dai colori tetri fa da contorno alla vivacità e alla natura incontaminata della "zona" (non a caso rappresentata sempre a colori). La zona vive di vita propria, respira, muta e non lascia entrare chiunque. Un regalo? Un caso? Uno scherzo? "la Zona è la vita: attraversandola l'uomo o si spezza o resiste. Se l'uomo resisterà dipende dal suo sentimento della propria dignità, dalla sua capacità di distinguere il fondamentale dal passeggero" (Andrej Tarkovskij)

Memoria e individuo contro conformismo e disumanizzazione. Capolavoro!