Il film ha il pregio di trasmettere perfettamente la sofferenza fisica e intellettuale di Leopardi, testimoniando come il genio e la sensibilità si esprimano al meglio solamente sotto enormi difficoltà.
L'aspetto più interessante non riguarda la constatazione del suo disagio, ma la sua natura profondamente ribelle, la sua volotnà, il suo “animo ardente e disperato” che sbatte in una gabbia come un orso. I movimenti della sua vita interiore, i suoi bisogni, trovano sfogo nella sublime poesia che noi tutti conosciamo. La prova immensa di Germano poi fa passare in secondo piano gli aspetti forse meno riusciti, tra cui il ritmo compassato della parte centrale che stona con il resto del film.
Infine, va sottolineato l’approccio molto real e poco mitizzante da parte del regista, capace di restituire un ritratto sincero e sentito di un grande uomo che va alla ricerca dell’amore, non della gloria, e nel farlo soffre terribilmente. Nonostante dicesse di odiare la vita, ce l'ha fatta amare.

Attraverso uno svarionatissimo viaggio spaziale, la "guida galattica" rfilette sulla nostra società non perdendo occasione di deriderla apertamente: la burocrazia uccide le idee, gli uomini di potere sono solo dei clown di facciata e i cervelli migliori vengono ridotti al ruolo di depressi comprimari. La trama è davvero assurda, ma pur sempre efficace nel riportare il suo messaggio con ritmo e ironia. Alcune trovate sono davvero geniali, altre fin troppo didascaliche nello sbeffeggiare il genere umano. Comunque, una commedia originale e imprevedibile, con un cast di tutto rispetto fatto di grandi nomi del cinema alternativo come sam rockwell (7 psicopatici, moon, soffocare) , martin freeman (lo hobbit, la serie sherlock) e zooey deschanel (yes man, 500 giorni insieme). Piccole parti anche per john malkovich e bill nighy.

appassionati di videogiochi. A tutti gli altri consiglio di andare al cinema… con prudenza.

Resta anche l’indiscussa abilità registica di Besson nel creare scene d’azione che mantengono il ritmo su alti livelli, ma rinunciando alla sua vocazione più drammatica e potremmo dire “europea” (la ricerca sui personaggi sopracitata) Besson rischia di finire omologato a un mare di registi accomunabili che realizzano prodotti solo apparentemente ambiziosi per quello che è in realtà il solito entertainment hollywoodiano.
Chi sembra mettere tutti d’accordo è sicuramente Scarlett Johansson, capace di passare facilmente dal cinema d’autore (il recente Under The Skin, o meglio ancora Lei), all’azione un po’ trash. Il personaggio non ha grande spessore, ma con la sua magnifica e magnetica presenza la ventinovenne attrice americana lo rende comunque interessante.
L’impressione è che tutto questo non sia sufficiente a sedurre lo spettatore più sofisticato; al contrario rimarrà soddisfatta una grossa fetta di genuini amanti dell’action ludico, magari appass

Il secondo capitolo del personale filone di Besson “eroina vendicatrice” non ha il mordente di Nikita, naturale predecessore. Lucy rappresenta invece una versione più semplice e immediata del suo cinema.
L’esperimento risulta a tratti anche divertente, ma francamente un po’ fine a se stesso. Nonostante il risultato complessivo non sia completamente da buttare, Lucy rimarrà un film minore tra i moderni action di fantascienza.
La lacuna che si soffre maggiormente è la quasi totale mancanza di colpi di scena: nessuna vera sorpresa, specialmente nella seconda parte. La nostra eroina inizia a perdere il controllo di sé, ma gli scenari che ne conseguono sono fiacchi e prevedibili. Paradossalmente, più il cervello di Lucy degenera verso la perfezione, più la trama perde spessore e interesse. A difesa del film va detto che “azione” è troppo spesso sinonimo di pistole, droga e tanto casino insensato. Qui se non altro c’è uno spunto scientifico a impreziosire la trama.

sincero e tenero racconto di formazione che, a differenza di molti film simili, non vuole strafare e non ha la presunzione di svelare chissà quale arcano sull’amore o la vita. Tutto è estremamente vero, crudo, reale, ma soprattutto vitale. La vita sgorga da ogni frame del film, tanto nella tragicità quanto nell’ironia. Da un lato il più classico degli amori struggenti e impossibili, dall’altro un ottimismo e una sincerità contagiosi.
impressionante la padronanza della teen idol Shailene Woodley, già apprezzata nel dramma di Alexander Payne Paradiso Amaro, al fianco di Clooney.
Anche gli animi più sensibili si facciano coraggio. Questa è una grande storia, vale la pena di essere vissuta.

Lo sconfinato e intramontabile fascino del cinema classico vede in saving mr banks una declinazione deliziosa. Il regista j.l. Hancock riesce a non invadere lo spazio del film del 64, svelando con ironia e profondità alcuni retroscena deliziosi e per molti (me compreso) sconosciuti. I duetti hanks-thompson sono una meraviglia.

Il fenimeno checco registra in questo terzo episodio un passo avanti nella profondità del racconto e nell'intelligenza di alcune trovate comiche, tuttavia mancano l'immediatezza e la scorrevolezza che caratterizzavano i primi due film. Cercasi formula vincente definitiva che possa avvicinare qualità e istinto comico.

Clooney può permettersi il lusso di raccontare una bella storia in maniera assolutamente normale (o banale?). L'intento sembra quello di non escludere alcun tipo di pubblico: il risultato è che da salvare resta soprattutto il messaggio.

Bellissimo, non aggiungo nulla alle lodi gia espresse da Alessia e Gnugni. VOLATE al CINEMA

Nonostante si sprechino i paragoni con precedenti illustrissimi che hanno fatto la storia del cinema ("l'esercito delle dodci scimmie" su tutti), Looper riesce nell'impresa di avere un suo tono, una sua dimensione. Merito dello script originale dal ritmo implacabile e della regia di Johnson, che nel curriculum vanta anche la direzione di tre episodi di breaking bad e il gioiellino d'esordio "brick-dose mortale" (sempre con Gordon-Levitt, recuperatelo).
Nel recente passato dei thriller fantascientifci risulta uno dei titoli piu riusciti e interessanti.

Personaggi secondari dimenticabili e tempi comici poco azzeccati non intaccano la scorrevolezza del film. La riflessione sull'arte e la recitazione è un tema di grande spessore, ma il tocco di le guay non è mai pesante o retorico. La capacità del regista di trattare materia raffinata con un occhio sempre rivolto al pubblico permette quindi di scordare in fretta i difetti. Fabrice Luchini come sempre in grande spolvero.
@macomber:
Inserti necessari per spezzare il ritmo, secondo me però poco interessanti. Concordo invece sul squisito finale.
@ale84:
Questione della lingua imbarazzante in effetti, ma non è un difetto esclusivo dell edizione italiana? Svolte brusche e personaggi un po inutili, tuttavia credo che questo sia uno di quei film in grado di guadagnarsi, con un paio di elementi azzeccati (il tono e i due protagonisti), una buona sufficienza.