Se c’è una cosa che Quentin Tarantino non riesce proprio a fare è deludere le aspettative. Tanto di scalpo.

L’ormai celebre Jason Reitman conquista fin dall’esordio con una commedia brillante che rifugge acutamente stereotipi e “politically correct” senza mai cedere al volgare o al grottesco. Si sviluppa un dibattito importante, quello sugli effetti dannosi del tabacco, che viene scrutato da debita distanza, toccando le corde giuste quando serve e con intelligente ironia. Non male, non male davvero.

La saga del Padrino è l’equivalente cinematografico di un grande poema epico.

L’apice della filmografia di Terrence Malick. Riduttivo archiviarlo come film di guerra. Mille gli spunti di riflessione, non tutti facilmente percepibili nell’immediato. Un’opera universale, cui solo un grande filosofo, prima che un grande regista, avrebbe potuto ambire.

A. Anders : 3
A. Rockwell: 5.5
R. Rodriguez: 7
Q. Tarantino: 8.5
Media Film: 6

Credo che solo chi è siciliano possa apprezzare in toto quest’ultima pellicola di Giuseppe Tornatore. E, da buon terrone, ammetto di esserne particolarmente affezionato. Vedermi passare davanti agli occhi quasi un secolo di storia della mia terra e vedere sullo schermo la Sicilia epica raccontatami dai nonni, non mi ha lasciato per nulla indifferente. Magari sarò poco obbiettivo, ma penso che Tornatore abbia davvero fatto un bel regalo a se stesso, alla Sicilia ed ai siciliani.

Premetto di apprezzare molto Terence Malick, ma questo non sono proprio riuscito a farmelo piacere. Dai due protagonisti non traspare un’emozione, non un segnale che permetta di indagarne il profilo psicologico; la serie di omicidi di cui si macchiano pare quasi insensata. Magari Malick ha voluto essenzialmente trattare il tema della rabbia, della cattiveria come sentimento prevaricante, finanche alienante. Pur ammesso ciò, trovo che il risultato finale sia stato abbastanza sterile.

‹‹E ad un tratto capii che il pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all’ispirazione››.
Credo che Arancia Meccanica sia, con 2001, l’emblema del cinema di Stanley Kubrick. Etica ed estetica. Più lo rivedo, più ne resto folgorato.

I film di Woody Allen: vorrei non averli mai visti per rigustarmeli per la prima volta.

Pensavo che dopo i titoli di coda ci sarebbe stato un altro colpo di scena…

Per palati raffinati...

Un film senza grossi buchi, ma il buon Clint, che preferivo proprio in veste di Buono, inteso come Joe “il Biondo”, piuttosto che in quelli odierni, non esita a calcare la mano sulla leva del sentimentalismo, allungando all’eccesso molte sequenze e senza mai coinvolgere né convincere sino in fondo. Tanto fumo.

L’unico vero film di Martin Scorsese alla ”Martin Scorsese” degli anni 2000. Ci voleva proprio. Da applausi.

A mio parere, il miglior Christopher Nolan. L’espediente di “riavvolgere la pellicola” lo rende coinvolgente come pochi altri, dall’ultimo al primo minuto.

Nanni Moretti possiede una capacità immaginifica superiore. In fondo tratta una storia, quella di un uomo in crisi dinanzi alle sue responsabilità, già vista e rivista. Non fosse che, nello specifico, tale omino è nientemeno che un papa, figura imperscrutabile per antonomasia. Certamente non il suo film migliore, ma un film che non sfigura assolutamente tra gli altri. Ed il torneo di pallavolo poi, entra di diritto nell’albo delle scene memorabili.

Non è facile di questi tempi fare un film su un tema così inflazionato senza cadere nel banale. David Fincher ci riesce, basandosi su una sceneggiatura davvero ottima e dando prova, ancora una volta, di grande tecnica.

Ma era proprio necessario fare un sequel?

Trovo che Quentin Tarantino sia un regista dall’intuito geniale e che questo sia il suo capolavoro indiscusso. Credo che ciò che stimoli l’affezione di chi apprezza il suo stile, più che nella vicenda narrata stia nel come riesce a narrarla. Tarantino riesce a dar vita, oltre lo schermo, ad un mondo vero, concreto, animato da personaggi autentici e peculiari, cui il tema del Pulp fa da sfondo e che diventano vere e proprie icone indelebili, pur quando parlano di cibo da fast-food piuttosto che di massaggi ai piedi. È straordinaria la semplicità con cui riesce a sovvertire il tempo della narrazione, alimentando via via la curiosità e la meraviglia dello spettatore. Esaltante.

Per una volta bisogna ammettere che il titolo, o meglio, il sottotitolo italiano “Domenica in Chiesa, Lunedi all’Inferno”, è stato quanto mai azzeccato. Martin Scorsese gira “in casa” il dramma di una Little Italy dove è difficile scampare ad un destino che sembra segnato per tutti: criminale o prete, nessuna via di mezzo. Interpretazione intensa di Keitel ed un Robert De Niro da stropicciarsi gli occhi.

Concordo, è proprio un peccato che Following sia così poco conosciuto. Nolan dimostra fin dagli albori di essere davvero un grande regista, da non relegare esclusivamente alla categoria Blockbuster, anzi.

Non fosse per la presenza di Paul Walker e Vin Diesel non sembrerebbe neanche uno dei Fast & Furious. Ma le corse clandestine dove son finite?