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Premio Rodolfo Valentino 2005 Premio Rodolfo Valentino 2005

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a cura di Glauco Almonte
23-07-2005 Lecce. Nella suggestiva cornice della piazza del Duomo di Lecce s’è svolta la cerimonia di consegna del Premio internazionale del cinema “Rodolfo Valentino”.
Il premio, giunto alla sua XXXª edizione, intitolato al primo grande divo dello schermo, è stato istituito negli anni ’70 per premiare coloro, tra attori e registi, che avessero mostrato carisma tale da meritare l’epiteto di ‘divi’: compito arduo, per la giuria di turno, scegliere tra centinaia di candidati. Così, nella trentennale storia del premio cinematografico, non tutti i divi – e non solo i divi – sono stati insigniti del ‘titolo’ valentiniano; le edizioni più fortunate hanno visto tra i premiati star del calibro di Sean Connery, Robert Mitchum, Liz Taylor e registi di culto quali Robert Altman, Francis Ford Coppola, Martin Scorsese e, più recentemente, Pedro Almodóvar.
Prima di inserire l’edizione 2005 tra quelle meno nobili bisognerebbe forse dare la possibilità ad alcuni dei vincitori di dimostrare col tempo il proprio presunto divismo, tenendo conto inoltre del momento, non dei migliori, che sta attraversando il cinema italiano (i David ne sono specchio emblematico).
La prima a salire sul palco dei premiati è stata una Barbora Bobulova più loquace del solito, a suo agio con le telecamere più che con le domande dei presentatori; il “Valentino d’oro” è l’ennesimo riconoscimento per l’attrice ormai trapiantata in Italia, che ha raggiunto un buon successo di pubblico più con Cuore sacro che con La spettatrice.
Dopo di lei la giuria ha voluto premiare le interpretazioni in Senza pelle, Lucignolo e, soprattutto, Le chiavi di casa di Kim Rossi Stuart, in attesa dell’uscita (il prossimo inverno) del suo primo film da regista, Anche libero va bene.
Il primo regista a salire sul palco dei premiati (la sua attività principale negli ultimi anni…) è stato Ferzan Ozpetek, il cui favore di pubblico è aumentato in maniera inversamente proporzionale alla qualità dei suoi film. D’altro canto il significato del Premio Valentino è proprio questo, e Cuore sacro è oggettivamente stato un successo al botteghino.
Un doppio premio è andato alla coppia Roberto FaenzaLuca Zingaretti, regista e protagonista di Alla luce del sole, a settembre nuovamente insieme in sala con I giorni dell’abbandono (nel cast anche Margherita Buy); il discorso di Faenza sui problemi del cinema italiano e sull’ostracismo del potere nei confronti della qualità è stato di gran lunga il momento più interessante della serata, anche perché fuori dagli schemi della passerella televisiva.
Premio Valentino anche alla non-diva Maria de Medeiros, bravissima ne La divina commedia di Manoel de Oliveira, recentemente protagonista de Il resto di niente, il film di Antonietta De Lillo su Eleonora Pimentel Fonseca presentato l’anno scorso a Venezia.
Il Premio Rodolfo Valentino alla carriera è stato attribuito a Isabelle Huppert: carriera iniziata oltre trent’anni fa e che ha visto nel 1980 la sua annata magica, con le interpretazioni per Michael Cimino de I cancelli del cielo, Loulou per Maurice Pialat e Si salvi chi può (La vita) per Jean-Luc Godard.
Un riconoscimento a metà strada tra grande e piccolo schermo è andato a Ennio Fantastichini, giustamente inorgoglito, più che per il premio, per l’improprio paragone con Gian Maria Volonté.
L’escalation è proseguita con Fabrizio Gifuni, Alcide De Gasperi sul piccolo schermo, che nel ricevere il premio dichiara identici teatro, cinema e televisione dal punto di vista dell’attore.
La serata si conclude con la consegna del Rodolfo Valentino più paradossale della storia: Dario Argento, indubbiamente un divo, ma per motivi oggettivamente diversi dalla prima icona hollywoodiana. Paradossi a parte, finalmente un premio ad un personaggio internazionalmente affermato, dall’indubbio carisma ed ancora maggior merito cinematografico. Anche la XXXª edizione ha avuto il suo divo.