Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Blake Edwards Le orme della Pantera Rosa

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a cura di Glauco Almonte
Come d'autunno sugli alberi le foglie. Quast'autunno ci ha portato via due autori senza paragoni nel panorama della commedia e della comicità: nel giro di un mese se ne sono andati Mario Monicelli e Blake Edwards, il primo poche ore dopo la scomparsa di un validissimo interprete del genere quale Leslie Nielsen.
In pochi nella storia della settima arte possono reggere il paragone con questi due registi, il solo Howard Hawks può ergersi a maestro. Fa uno strano effetto ripensare alle sensazioni che ti hanno dato i film di qualcuno, quando si diffonde la notizia della sua morte. Farlo due volte, a così breve distanza, se da un lato riporta alla mente i ricordi più divertenti, dall'altro dà la sgradevole sensazione che qualcosa sia finito per sempre. La grazia, l'arguzia, l'unione di leggerezza e profondità unite alla padronanza di un mezzo troppo spesso usato in maniera banale: pochi giorni fa si parlava di “Amici miei”, “I soliti ignoti”, “La grande guerra”; il ricordo di Blake Edwards tocca le stesse corde, legandosi però indissolubilmente ad un compagno di viaggio straordinario quale Peter Sellers.
Blake e Peter regalano quello che molti considerano il punto più alto della comicità, una comicità allo stesso tempo di pancia e di testa, in grado di fagocitare la storia e la verosimiglianza senza però distruggere gli equilibri filmici: è “Hollywood Party”, cui ogni scena in un'appartamento con piscina, da allora ad oggi, deve molto. Insieme al suo personaggio indiano, Edwards distrugge un set cinematografico e l'immagine del lusso hollywoodiano: la stessa cosa fa da regista più volte, su tutte nel folle “SOB” con la moglie Julie Andrews (protagonista l'anno successivo di “Victor Victoria”, commedia musicale anche questa densa d'ironia). L'altro grande figlio della coppia Edwards - Sellers è “La Pantera Rosa”, cui si affiancano presto numerosi fratelli e ancor più nipotini, l'ultimo dei quali pochi anni fa con Steve Martin nel ruolo di Sellers; ma l'erede designato è Roberto Benigni, scelto dallo stesso regista americano per fare nel '93 Il figlio della Pantera Rosa.
La sigla iniziale è quanto resta indelebilmente nell'immaginario collettivo, ma la serie dell'ispettore Clouseau non è solo questo: è un'idea geniale, è commedia demenziale e allo stesso tempo giallo ben costruito, con l'aggiunta di un ottimo David Niven. Difficile, tra gli interpreti che hanno attraversato le pellicole di Blake Edwards, dimenticare il Cary Grant di “Operazione sottoveste”, imbarcato su un sottomarino rosa insieme a Tony Curtis e a tanta biancheria, o a Jack Lemmon che con lo stesso Curtis dà vita alla folle “Grande Corsa”, tutt'oggi ripreso tra gli altri in una serie animata. Chiudiamo con la prima grande attrice del cinema di Edwards, Audrey Hepburn, che all'inizio degli anni '60, quando è già una diva e lui non è ancora salito agli altari della gloria, è la splendida newyorkese che va a “Colazione da Tiffany”.
Oggi non è l'uomo morto a 88 anni, o il regista in pensione da 15, che rimpiangiamo: è il ricordo delle emozioni prive di sofferenza che soltanto una risata vera può dare, che Blake Edwards ha dato e continuerà a dare.
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