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Torino 2008 Vince "Tony Manero", travolto da Travolta

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a cura di Glauco Almonte
Un ritratto potente, dall’umorismo cupo, indirettamente politico, della vita sotto uno stato di polizia fortemente repressivo, incarnato da uno psicopatico aspirante ballerino di disco-music, che un uso spietato della camera a mano disseziona”: così la Giuria Fipresci, tenuta ad esprimere la motivazione del suo premio, su “Tony Manero” di Pablo Larraín. Il giudizio non deve essere dissimile per la Giuria ufficiale di Torino 26, composta da Alexey German jr., Alba Rohrwacher, Jonathan Lethem, Dito Montiel, e Jerzy Stuhr: “Tony Manero” è il vincitore del ventiseiesimo Torino Film Festival, e trascina con sé il bravo Alfredo Castro, premiato quale miglior attore.
Curiosa la situazione italiana della pellicola vincitrice, la cui uscita era in programma proprio nel weekend della premiazione, ma è stata all’ultimo rinviata a Gennaio; così, senza informazioni (forse la necessità di stampare più copie?), non sembra una buona scelta da parte della Ripley’s film, che comunque aveva comprato il film ben prima della presentazione e degli applausi torinesi.
L’americano Sean Baker, con il suo “Prince of Broadway”, porta a casa il Premio della Giuria, riconoscimento non solo simbolico (10.000€ la vincita, contro i 25.000€ del premio principale) assimilabile ad un secondo premio; solo la gloria – ma tanta – per Emmanuelle Devos, giudicata miglior attrice per il film belga “Non-dit” di Fien Troch.
Nella sezione italiana.doc premi per “Napoli Piazza Municipio”, breve documentario di Bruno Oliviero, e “Non ci sarà la guerra”, lunghissimo documentario di Daniele Gaglianone, mentre la giuria UCCA – Venti Città premia “Signori professori” di Manuela Delpero. Tornando alla selezione ufficiale “Die Welle” di Dennis Gansel (regista e sceneggiatore) e Peter Thorwarth (sceneggiatore) vince l’invito per un workshop alla Scuola Holden; il messicano “Quemar las naves” si aggiudica il premio del pubblico “Achille Valdata”.
L’edizione numero 26 del Torino Film Festival va in archivio con il sorriso pieno: proprio in chiusura Nanni Moretti, alla sua seconda direzione (e in scadenza di contratto) si è impegnato a portare avanti questo rapporto, che ha permesso alla kermesse torinese un salto avanti non tanto nella qualità dei film, sempre di buon livello, quanto nella mediaticità dell’evento. Tra le tante iniziative degne di nota due rimangono nella memoria: la rassegna dedicata a Roman Polanski, che con Moretti aveva lavorato di recente – per un solo giorno – in “Caos Calmo” e l’evento d’apertura, l’anteprima del film di Oliver Stone sul presidente uscente degli Stati Uniti d’America, “W.”. Un gran colpo: festival ben più prestigiosi o meglio finanziati non hanno saputo fare altrettanto; che il film abbia incontrato grandi difficoltà a reperire una distribuzione italiana è la dimostrazione delle contraddizioni in cui viviamo. Finalmente l’ha trovata – la Dall’Angelo Pictures – e avrà senza dubbio il successo di pubblico che merita. Come dovrebbe averlo “Tony Manero”, sperando che da qui a Gennaio non svanisca del tutto l’effetto-traino di questo importante riconoscimento.