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Marco e Martina vivono insieme e hanno un figlio. A causa di profondi contrasti, la donna sceglie di scappare portando via con sè il bambino: Marco si metterà alla loro ricerca in un lunghissimo viaggio che lo porterà dall'altra parte del mondo. |
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News sul film “La prima luce” |
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Vincenzo Marra sul set con Riccardo Scamarcio (30 Giugno 2014)
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Prima settimana di riprese per “La prima luce”, il nuovo film di Vincenzo Marra con Riccardo Scamarcio e Daniela Ramirez. Il film racconta il rapporto tra un padre e suo figlio, oltre ogni difficoltà. Le riprese avranno una durata di sei settimane e si svolgeranno tra Bari e Santiago del Cile
Il film è finanziato e riconosciuto d’interesse culturale nazionale dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo con il sostegno dell’Apulia Film Commission e sarà distribuito in Italia dalla BIM. [...] |
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Un dramma che scorre via soprattutto nella prima parte in modo abbastanza incomprensibile. Lo spettatore non riesce a cogliere le ragioni di un gesto così estremo come quello compiuto da Martina che si spiega forse solo attraverso una forte crisi dovuta allo schock culturale. Nella seconda parte quando i ruoli si invertono si viene coinvolti in una situazione quasi kafkiana in cui il protagonista solo e inerme affronta e subisce un processo con una sentenza già scritta. L'idea di fondo sembra quella di raccontare una storia, forse nemmeno poco comune, senza fare troppo rumore, senza strilli e alla fine anche senza dramma.
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4,5
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Nel tentativo di eliminare ogni tratto melodrammatico e di ridurre al minimo gli elementi emotivi, Marra ottiene solo il risultato di dar vita ad un film piatto che soprattutto nella prima metà si avvita in dialoghi logori e situazioni irritanti al limite del sopportabile. Manca il ritmo. Un ritmo qualunque. Tutto sembra fermo, immobile. Nello stesso tempo non c'è nemmeno la volontà di compiere un esercizio di stile. Non trovo scusanti, insomma. Le riprese sono televisive, il parco attori di quart'ordine, la scrittura dozzinale. Una noia mortale. Viene spontaneo domandarsi cosa spinga un autore ad adottare un tema tanto serio e doloroso per tradurlo in immagini così banali, che non commuovono ma nemmeno fanno riflettere. Stancamente e senza colpi d'ala ci si ritrova faticosamente al termine di una storia che avrei preferito non mi venisse raccontata.
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