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Film numero ventitré di Carlo Verdone (che in conferenza stampa si emoziona quando ripensa alla sua carriera ricca di soddisfazioni) sulle difficoltà economiche ed affettive della società odierna. “Posti in piedi in paradiso”, che esce a trent'anni di distanza da “Borotalco”, affronta il problema dei divorzi, raccontando le vite di tre persone "miserabili" alle prese con i problemi della vita quotidiana. Nel cast, insieme allo stesso Verdone, ci sono Pierfrancesco Favino, Micaela Ramazzotti e Marco Giallini. In sala dal 2 marzo con 650 copie, distribuito da Filmauro. |
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Carlo, qual è la tua opinione nei confronti di un tema spinoso come quello del divorzio? |
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Non ho voluto far pendere troppo la bilancia dalla parte maschile, anche se in effeti normalmente le sentenze nei confronti dei padri sono piuttosto severe. Credo che il problema di penalizzazione di certi giudici nei confronti di tanti mariti siano evidenti e il problema più grande riguarda il fatto che possono vedere poco i figli.
E’ una reale emergenza sociale: si sta delineando una nuova categoria sociale e riguarda non solo il nostro paese, ma anche altri paesi, il mondo occidentale in genere. E’ veramente un problema grave e grande. |
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Nel film descrivi una fratellanza maschile improbabile, tra persone che hanno poche cose in comune. Ci sono momenti comici ma anche altri temi importanti: come avete lavorato in fase di scrittura? |
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Credo sia stato un film dove tutto il cast, formato da grandissimi attori, ha avuto un enorme senso della misura. Hanno tre caratteri differenti e la loro convivenza fa la parte comica del film. Poi però, uscendo dalla casa, la comicità si stempera: abbiamo cercato costantemente quando e dove far ridere, e quando far riflettere. Per esempio ho cercato un finale molto sincero nel quale delego alle nuove generazioni l’andamento del futuro: nonostante siano in difficoltà pure loro, sono sicuramente più maturi dei loro genitori. Il mio personaggio suggerisce l'aborto alla figlia, ma lei lo vuole tenere. Non è una questione politica, aborto o non aborto, ma volevo mostrare un punto di vista intelligente di una ragazzina. E poi c'è il ruolo della Ramazzotti, che con la sua carica di saggezza femminile le darà il consiglio più giusto.
Un'ultima considerazione: da parte mia ho il desiderio che, per quanto possibile, questo film possa far ragionare le coppie in difficoltà, perché le guerre non portano a nulla. |
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La tua generosità attoriale negli ultimi tempi ti ha portato a fare un passo indietro: sei l’unico autore/attore che vuole dare applausi e scena ad altri attori, per esempio in questo caso con Giallini... |
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Ad un certo punto della propria carriera diventa un atto dovuto; mi ritaglio una parte un po’ più dolente, riflessiva. Voglio condividere sempre più lo sviluppo del racconto con altri attori, mi piace recitare con altri attori, soprattutto giovani. E' giusto che ci sia coralità, perchè arriva un momento in cui ti annoieresti a fare sempre il solista. |
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Come è nata l’idea di prendere in giro il ruolo del giornalista di gossip interpretato da Favino? |
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L’idea è nata da Plastino, che al momento di decidere la professione di Picchio (Favino, ndr) ha pensato di portare sullo schermo una figura professionale nuova il giornalista cinematografico. Mi dispiace solo aver tagliato una scena di Pierfrancesco che camminava in un parco con un regista dei 100 autori che lo inveiva per aver fatto un articolo brutto su di lui!... |
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Come è nata l’idea del titolo? |
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I protagonisti del film sono talmente sfortunati che in paradiso troveranno solo posti in piedi... Il titolo nasce da un’esperienza in un cinema romano con una cassiera, che una volta riempitasi la sala, disse: “solo posti in piedi!”. Che poi ormai per norme di sicurezza non sarebbe più possibile, infatti avrebbe dovuto dire “posti esauriti!”. |
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