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Recensione: Machan

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Machan
titolo originale Machan
nazione Germania / Italia / Sri Lanka
anno 2008
regia Uberto Pasolini
genere Commedia
durata 110 min.
distribuzione Mikado Film
cast D. Dias (Stanley) • G. De Chickera (Manoj) • D. Dharmaraj (Suresh) • N. Jayasinghe (Vijith) • S. Priyalal (Piyal) • M. Perera (Ruan) • D. Edirisinghe (Naseem)
sceneggiatura U. PasoliniR. De Chickera
musiche L. De SaramS. Warbeck
fotografia S. Falivene
montaggio M. Hirakubo
uscita nelle sale 12 Settembre 2008
media voti redazione
Machan Trama del film
Un gruppo di abitanti di uno slum di Colombo, in Sri Lanka, vedono come una grande opportunità di cambiare il loro triste destino di diseredati, un invito a partecipare ad un torneo di pallamano che si terrà in Baviera. Per loro è un biglietto di sola andata per l'Occidente che rappresenta la risposta a tutte le loro preghiere.
Recensione “Machan”
a cura di Giordano Rampazzi  (voto: 6)
Machan” prende spunto da una notizia vera e divertente comparsa sui giornali di quattro anni fa. Nel trafiletto si raccontava la vicenda di ventitre cingalesi, che, spacciandosi per la nazionale di palla a mano dello Sri Lanka, erano riusciti a farsi invitare in Germania, scappando poi dopo aver giocato le prime tre partite del torneo.
L’esordiente Uberto Pasolini, nipote di Luchino Visconti e già produttore di film di successo e graziosi come “Full Monty” o “I vestiti nuovi dell’Imperatore”, decide di costruire un film su quello spunto, cercando di trasformare la vicenda in una fiaba imperniata sulla speranza e sul sogno di un gruppo di disperati squattrinati.
L’idea è buona e la riuscita appare tutto sommato onesta e sincera. Ci sono però alcuni elementi che non convincono appieno, come per esempio il ritmo eccessivamente blando dei primi 2/3 di film e una sceneggiatura forse una punta pasticciata, non sempre in grado di gestire al meglio i piani dell’ironia, della riflessione e della malinconia. Il film, che – è bene dirlo – non è di grandi pretese né di grandi budget, risulta sostanzialmente scialbo e ‘manca’ stranamente il finale, la parte plausibilmente più creativa in una storia di questo tipo. Andava oltretutto sfruttato meglio il tema dell’identità, presente in patria e assente altrove, e della costrizione sociale che spinge una persona a lasciare ingenuamente il proprio contesto di vita per qualcosa di ignoto.
C’è però sicuramente da apprezzarne l’approccio privo di buonismo e retorica e la sua struttura sostanzialmente essenziale, ma – essendo oltretutto un prodotto dichiaratamente per occidentali – viene meno nel momento chiave dello slancio e dell’affondo sociale e culturale, cosa di non poco conto. Peccato.
Machan” è stato presentato nella sezione Giornate degli autori al Festival di Venezia 2008.
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