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Isola di Lampedusa. Pasquale, detto Boccanera, è un tredicenne che ama trascorrere il tempo a cacciare uccelli con la fionda, scontrarsi con le bande rivali e a impennare la Vespa per fare colpo sulle ragazzine. Boccanera ha una sola persona a cui deve rendere conto: suo padre Pietro. Sì perché sua madre Grazia è la vergogna della famiglia, una donna considerata da tutti una tipa stravagante. Quando Pietro vuole farla ricoverare a Milano, Boccanera decide di nasconderla in una grotta facendo credere a tutti che sia morta. |
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"La forza dell'angoscia e della felicità sono la stessa cosa."
Ci voleva un film come "Respiro". E’ una pellicola che scivola nell’acqua (sempre più, fino a trascinare nell’inabissamento tutto il paese), un western per le strade e i campi, un corpo filmico che non ha paura di farsi abbagliare dalla luce e dal caldo e di restituire quegli elementi naturali, come puri e intatti elementi di cinema.
Cinema di ricerca e d’istinto, di terra dura e liquida, rocce e mare. E di ragazzini che si costituiscono in bande, nella ripetizione dei gesti e delle attese, per costruire e distruggere, e ricominciare a creare il contatto fisico con il tempo e lo spazio immobile.
Lampedusa. Un pò del Visconti di "La terra trema", per il dialetto dei pescatori che tornano dal mare, per la diffidenza verso tutto ciò che sa di diverso. Un pò dell'Antonioni di "L'avventura", per via della protagonista scomparsa, che il paese intero finisce per cercare fra le scogliere.
Nell’isola vive Grazia con i suoi tre figli, un marito pescatore, una comunità chiusa che non capisce quel respiro sovversivo che scaturisce dal corpo, dagli occhi, dalla pelle, dai gesti, dai capelli, dai sorrisi di quella giovane donna (il suo sorriso-respiro seduta nel cortile ascoltando Patty Pravo, è un "oltre", di terra e di mare, che si sposta dolce e inquieto). Grazia che rischia la deportazione a Milano, per essere "curata" dalla sua follia, o piuttosto sguardo diverso di sentire le cose, gli affetti, lo spazio e il tempo.
Un pò tragedia annunciata, un pò dramma dell'integrazione mancata, con il personaggio borderline destinato a svelare i limiti della società in cui vive con i suoi comportamenti oltraggiosi. Un pò inattesa celebrazione di una comunità, della sua resistenza, dei suoi legami interni, così profondi da assorbire qualsiasi forza disgregatrice.
"Respiro" si costruisce su ciò che manca a troppi film, un tono. Il merito è di un direttore d’attori che, memore degli insegnamenti del neorealismo, ha saputo far parlare con identico vigore e realismo non solo i dialetti ma anche i volti. Lasciando però sempre in primissimo piano le voci, i suoni…i "respiri" più diretti e naturali di un’isola che soltanto negli oscuri abissi del mare dona riposo e conforto ai suoi uomini.
Crialese non racconta né un Eden primordiale né un inferno irrecuperabile. Osserva, spia, lascia parlare il cielo e il mare, ci fa sentire le parole aguzze del dialetto, dà voce ai contrasti.
Quasi una piccola Isola sotto il sole d’Africa, sulla quale, inesorabilmente, la vita e la morte continuano uguali.
Gran Premio alla Settimana della Critica del Festival di Cannes 2002.
Nastro d'argento 2002 per la migliore attrice (Valeria Golino). |
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Bellissimo film , la storia di una "diversa" che tutti guardano con sospetto per le sue stranezze e ritengono abbia bisogno di essere curata (una bravissima Valeria Golino)...il tema musicale , molto etereo, si ripresenta in ogni scena girata in mare sottolineandone la leggerezza, fino alla stupenda scena finale...
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Questo film di Crialese riesce a racchiudere il nostro grande neorealismo e le mitologiche tragedie greche riuscendo a tenere sospese le forti sensazioni che minacciano di travolgerci, una prova di stile che solo certe opere liriche sono in grado di trasmettere ma in questo caso con la piena naturalezza di semplici vite di un paesino siciliano. Epico!
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