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Negli anni Settanta, Chiara è una giovane terrorista coinvolta nel sequestro del leader della DC Aldo Moro. Chiara vive con molto disagio la sua doppia vita fatta da un lato di normalità (lavoro, colleghi, il suo ragazzo), dall'altro di appartenza a una cellula armata. Attraverso i suoi occhi rivive il clima degli "anni di piombo" e il travaglio dei brigatisti, stretti fra la fiducia nell'avvento della rivoluzione e la realtà quotidiana fatta di clandestinità e piccole e grandi tragedie... |
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"Un cinema che si ritrova ai piedi del muro."
Con grande sensibilità e poesia si disegna il confronto universale dell’uomo contro la morte, della rivoluzione teorica contro il peso concreto della vita umana, dell’ideologia contro l’ideologia. Così la prigionia di Moro e la rivoluzione brigatista si trasformano in un sorprendente dramma, una ballata oscura, asfissiante e mortale che cavalca la psichedelia dei Pink Floyd per grattare l’inquietudine profonda degli anni Settanta (e non solo). Ed allora "Buongiorno, Notte" diventa qualcosa di diverso da ciò che (non) poteva mai essere. L'immaginazione, il desiderio, l'illusione, la libertà creativa si sostituiscono progressivamente alla logica suicida e impotente. Da un fatto concreto nasce una chiave di lettura "interpretata" con grande sensibilità.
Da cronaca ed indagine politica, il film diventa un’esplorazione, struggente e poetica dell'immaginario di Chiara, carceriera e bibliotecaria. Dolcemente, dai chiaroscuri, dalle tinte marce della realtà storica, il film scivola verso i territori della poesia.
Così "Buongiorno, Notte" pare quasi illuminarsi; dapprima con gli spezzoni del film di Dziga Vertov su Lenin. Poi, nella prima di splendide e struggenti evasioni di Chiara. Infine, nell'appartamento notturno fra i brigatisti; il suo sguardo si posa sulla giovane terrorista: prima di tornarsene a casa, nell'aria limpida, nelle strade deserte del primo mattino romano. Libero, come il film.
Presentato in concorso alla 60ma Mostra del Cinema di Venezia.
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