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Recensione: Il matrimonio è un affare di famiglia

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Il matrimonio è un affare di famiglia
titolo originale Clubland
nazione Australia
anno 2007
regia Cherie Nowlan
genere Commedia
durata 109 min.
distribuzione Lucky Red Distribuzione
cast B. Blethyn (Jean) • R. Gibney (Lana) • K. Chittenden (Tim) • R. Wilson (Mark) • E. Booth (Jill) • R. Dykstra (Shane)
sceneggiatura K. Thompson
musiche M. Armiger
fotografia M. Wareham
montaggio S. Gray
uscita nelle sale 18 Aprile 2008
media voti redazione
Il matrimonio è un affare di famiglia Trama del film
Jean, una donna estrosa e mamma affettuosa, cerca di tenere stretti a sé i propri figli e di proteggerli dalle insidie che la vita riserva loro. Prima fra tutte l’amore. Ed è proprio Tim, il più grande, a scoprirlo nel momento in cui incontra la bella Jill che, nonostante l’atteggiamento chiuso e pungente della futura nuora, cerca di mettercela tutta per entrare a far parte della famiglia. È difficile per una mamma accettare che i propri figli diventino grandi, ma quando vedrà che anche Mark è innamorato di una sua compagna di classe, capirà che forse i suoi figli stiano diventando adulti…
Recensione “Il matrimonio è un affare di famiglia”
a cura di Vera Usai  (voto: 7)
Produzione australiana per un film con i toni da commedia nera diretto dalla regista Cherie Nowlan, distintasi in passato con Thank God He Met Lizze, ottenendo cinque candidature agli AFI Awards.
Due genitori estrosi, a volte distratti e da anni su due strade separate, cercano di crescere i figli che gli ha regalato un matrimonio in precedenza felice. Lei è Jean (Brenda Blethyn con un’interpretazione da lode perché sa sempre quando e come cambiare espressione), una signora vivace, che ascolta Janis Joplin mentre va a lavoro: di giorno cuoca, nel pomeriggio insegnante di canto per i bambini e mamma/casalinga tutto fare che la sera si trasforma su palcoscenico portando in scena un chiassoso cabaret che tanto le ricorda con nostalgia la sua carriera ora in declino crescente. Poi spunta il marito (Frank Holden), un bizzarro poliziotto che se ne sta a guardia notturna di un centro commerciale e porta con sé uno stereo per far ascoltare il suo nuovo album, pensando sempre con nostalgia all’unico successo importante che ha avuto “soltanto” 25 anni prima. E poi ci sono i due figli adolescenti Tim e Mark alle prese con la vita, un handicap, il lavoro e l’amore… che porterà entrambi a staccarsi in modo diverso dalla figura materna, con la quale condividono casa, gioie e delusioni e la paura di perdersi.
Grande l’attenzione riservata alla stesura dei dialoghi per mano della sceneggiatrice Keith Thompson e all’astuta caratterizzazione dei personaggi per ognuno dei quali è tratteggiata una propria personalità forte e unica all’interno della pellicola, con cui lo spettatore si rapporta e si affeziona, come succede un po’ per le serie televisive a cui si è abituati. Umorismo e amarezza sono dosati qua e là, con equilibrio e senza mai eccedere nel soffermarsi sull’uno o sull’altro, per mostrare come nella vita la morte e l’amore sono sempre in agguato pronti a mischiare le carte e far caos.
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