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Mitch Brenner, un avvocato di S. Francisco, abita con la madre e la sorellina Cathy in un remoto paesello al sud della città. Melania, una giovane donna innamorata di lui, venuta a trovarlo per portargli in dono due uccelletti, viene ferita da un gabbiano: un caso inspiegabile che sembra però isolato. Invece durante la festa per il compleanno di Cathy, improvvisamente l'animazione degli amici della bambina si trasforma in indescrivibile panico poichè alcune centinaia di corvi e gabbiani assaltano ferocemente i giovani invitati. Dopo un periodo di relativa calma, si crea una nuova ondata di terrore allorchè viene scoperto il cadavere di un vicino crudelmente straziato. Intanto gli uccelli si sono riuniti a migliaia e tutti gli abitanti del paese sono sotto l'impressione di un incubo: corvi e gabbiani attaccano ferocemente qualunque persona. |
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Alfred Hitchcock dipinge una sorta di manuale su come dev'essere girato un film fuori da ogni possibile classificazione, dentro solo ai parametri perfetti del suo stile unico: classico e sempre feroce.
Alla prima visione de “Gli Uccelli”, presentato a Cannes, gli spettatori in sala, giornalisti ed esperti compresi, restarono scioccati e senz'altro ammaliati dall'ultima visione del maestro, questa volta davvero estrema, quasi puramente filosofica.
Difatti si ha la netta sensazione, fin da subito, di partecipare più ad una intima suggestione personale che alla semplice visione di un film e sembra quasi un potere alieno al nostro controllo razionale che punta tutto su emozione e immedesimazione, affidando ogni forma di pensiero solo all'ultima epica inquadratura.
Resta ancora oggi impossibile non provare la più profonda inquietudine nell'assistere ad una delle sequenze più studiate e importanti della storia del cinema, quando nel parco giochi del piccolo paese californiano, la festa della piccola Cathy si trasforma in panico puro. Gradualmente aumentano gli uccelli violando lo spazio umano in un culmine di tensione infinita, capace solo in pochi sguardi di riassumere l’inquietudine verso l’ignoto, verso una ribellione, un vero attacco inaspettato di corvi e gabbiani che costringe uomini e bambini a fuggire disperati. E' la paura stessa riflessa nel cinema, gli sguardi di chi fugge sono inseguiti dagli uccelli e contemporaneamente anche dai nostri occhi che osservano e necessitano di partecipare alla fuga.
Il resto è storia o trama ed è quasi inutile da svelare proprio perché stavolta intrigo e sviluppo restano ai margini, secondari all'immedesimazione; fino poi all'epilogo dove in un panorama alieno all’uomo, regno solo di chi vola, l’ultima immagine vede vincere la natura ribellata e immanente.
Superato l’uomo resta il silenzio e l’immobilismo ed anche forse il più potente tra gli innumerevoli capolavori di Alfred Hitchcock. |
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Film realizzato in maniera ottimale (soprattutto se lo contestualizziamo nell'epoca in cui è stato girato), senza troppe esagerazioni, suscitando tensione in ogni momento, e facendo riflettere su quanto basterebbe "poco" per mettere in dubbio la supremazia dell'uomo sulla terra, da un momento all'altro. E' stupefacente il modo in cui questo film riesca a provocare suspense (e, talvolta, paura) senza l'ausilio di effetti speciali avanzati e moderni, senza far vedere spargimenti di sangue, o senza usare temi particolarmente "horror". Hitchcock è stato un genio nel non sfociare nell'idiozia pur affrontando una trama (speriamo) impossibile.
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Horror di Hitchcock che cresce lentamente, ma in modo inarrestabile. Ogni ondata di orrore, caratterizzata dagli attacchi incomprensibili di stormi di uccelli sempre più numerosi e coordinati, è seguita da un periodo di illusoria tranquillità, che è solo preparazione per quella successiva. Terrificante la conclusione: una fuga da una città ormai conquistata e non più sotto controllo umano, e possibile monito per tutte le altre.
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il piu bello di hitchock
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