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Il fotoreporter "Jeff" Jefferies, avendo riportato una frattura a una gamba, è costretto ad un lungo periodo d'immobilità che trascorre nel proprio appartamento. La monotonia di questa vita di recluso è resa per lui sopportabile dalle visite di Lisa, una ragazza innamorata di lui, e dalla continua osservazione dei fatti altrui attraverso la finestra sul cortile. Tra i vicini sottoposti al suo controllo attira in modo particolare la sua attenzione un certo Thorwald, commesso viaggiatore in bigiotterie, alle prese con una moglie malata e bisbetica. Una notte Jefferies osserva lo strano andirivieni di Thorwald, munito di una valigia di alluminio. Il giorno dopo e nei giorni seguenti il reporter non vede più la signora Thorwald, né può notare alcun indizio della sua presenza nell'appartamento: dicono che sia partita, ma Jefferies subodora un delitto. Aiutato da Lisa egli si dà da fare per raccogliere delle prove che confermino la sua ipotesi... |
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Francois Truffaut disse che con questo film Alfred Hitchcock aveva violato l'intimità, del cinema e di tutti noi e soprattutto ben prima di tutti noi. Il punto d'osservazione dove la camera racconta semplicemente un'inquadratura, profonda, in più campi uno dentro l'altro, analizzando di volta in volta qualche particolare, quando necessario agli occhi del protagonista che ha bisogno di stringere e inchiodare il colpevole, e ha soltanto gli occhi per farlo, perchè ha una gamba rotta e non può alzarsi da una sedia, nel suo appartamento, sempre fissa davanti a una grande finestra che affaccia sul cortile...
Un interno dove Lisa (Grace Kelly) e Jeff (James Stewart) superano ogni disagio e imbarazzo d'amore e di coppia, nello scoprire qualcosa che diventa prima paranoia, poi osservazione pura e monotona e alla fine convinzione, necessità, quasi fanatismo di verità ma prima di tutto ragione. Loro hanno visto dalla loro finestra un omicidio, sanno che qualcosa è successo e questo non può essere oscurato agli occhi di nessuno. Lo spettatore conosce le loro intenzioni, sa che hanno ragione, ma resta lo stesso attratto dal loro sviluppo incerto e passionale, dall'incastro emotivo che fuoriesce ad ogni possibile colpevole che i due protagonisti vogliono assolutamente inchiodare, fotografando ogni particolare, analizzando ogni minimo dettaglio, creando dal nulla un'indagine perfetta.
Il film è sublime e scriverne è difficile, impone una professionalità forse impossibile da raggiungere. Hitchcock appartiene all'immaginario, è leggenda e in tutti i suoi film c'è un tratto diverso e sempre inspiegabile, come le sue costanti comparse, a volte mascherato e irriconoscibile, come una firma incisa su un quadro da un pittore tra i più grandi. Hitckock va osservato e adorato, ogni suo film è immediatamente puro cinema, scuola e pensiero.
“La finestra sul cortile”, fu accolto come un trionfo da tutti, il Maestro inglese sapeva che in fondo ogni intimità è violabile e appena violata diventa morbosamente curiosa per chiunque la osservi. |