Liberamente, troppo liberamente tratto da “Asterix ai giochi olimpici” (infatti è questo il titolo originale del film): “Asterix alle Olimpiadi” conserva del libro di Goscinny illustrato da Uderzo solo la sequenza della corsa nel bosco e lo stratagemma della lingua blu, tutto il resto è frutto della (scarsa) fantasia dei tre sceneggiatori, ma soprattutto di quella della produzione, visto il numero esorbitante di personaggi famosi che creano un vero e proprio ingorgo nel finale del film.
Inizia con una voce fuori campo troppo moscia il terzo film tratto dal fumetto francese, e continua con il pessimo doppiaggio della principessa Irina; i primi sketches di Bruto sono penosi, e dispiace non vedere più nei panni di Asterix l’ottimo Christian Clavier, sostituito da Clovis Cornillac.
Per fortuna c’è Gérard Depardieu, perfetto, come al solito, nel rendere il carattere, oltre alla struttura fisica, di Obelix; è ottima anche la scelta di Alain Delon, terzo Giulio Cesare diverso su tre film, il più azzeccato. E’ proprio “JC” al centro della migliore tra le innumerevoli citazioni del film, un’inquadratura alla Sergio Leone, sul taglio degli occhi, con una musica dagli echi morriconiani di sottofondo. Alla lunga le citazioni buone e quelle infelici si equivalgono nel numero, sofisticata quella dal “Cyrano de Bergerac”, interpretato dallo stesso Depardieu, ‘terra terra’ (letteralmente) ma molto suggestiva quella da “Il gladiatore”.
Le risate, per fortuna, ci sono: e il sogno di Bruto che dispone le legioni ‘a testuggine’ è un piccolo capolavoro. Ma le idee stanno a zero, in particolare sul personaggio appena citato, che pure dovrebbe essere il fulcro comico del film.
Non rimane che godersi la corsa con le bighe, con il favoloso pilota (pardon, auriga) germanico, e dimenticare in fretta il finale, con calma tutto il resto. |