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Tratto dal romanzo di Sandro Veronesi. La vita di Pietro Paladini viene sconvolta dalla morte improvvisa della moglie Lara. Ad aggiungere sgomento al dolore per la scomparsa della donna amata è anche il fatto che al momento della tragedia Pietro stava salvando la vita di una sconosciuta e lui non sa come spiegarlo alla figlia Claudia, di soli dieci anni. Tuttavia, un'insolita calma lo porta ad osservare il mondo dal finestrino della sua auto, dove si rifugia, giorno dopo giorno, ad attendere sua figlia all'uscita di scuola. In questo suo stato di 'caos calmo', Pietro inizia a rendersi conto che chi gli sta accanto, invece di dargli consolazione, riversa su di lui angosce e problemi. Nonostante ciò è disposto a guidarli e ispirarli verso la salvezza finale per tutti, lui compreso. |
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Il film più atteso, per quanto riguarda il cinema italiano, di questo primo scorcio di 2008, è “Caos Calmo”: prodotto da Rai Cinema e Fandango, distribuito da 01, il film di Antonello Grimaldi verrà presentato alla Berlinale numero 58 in concomitanza con la sua uscita nelle sale italiane.
Tratto dall’omonimo romanzo di Sandro Veronesi, vincitore del Premio Strega nel 2006, “Caos Calmo” è sceneggiato da Nanni Moretti, Laura Paolucci e Francesco Piccolo in un’ottica di maggior fruibilità della storia: meno cupo del libro, con uno spazio diverso dedicato a sequenze estrememente cinematografiche alle quali Veronesi non aveva pensato, un uso delle musiche suggestivo nelle tre scene-chiave e un’insistenza maggiore sul rapporto tra padre e figlia.
Moretti non ha voluto dirigere questo film, ma ha sentito, fin dalla prima lettura del romanzo, il desiderio di interpretare Pietro Paladini, uomo di mezza età alle prese con un dolore che non arriva e che – di conseguenza – non riesce ad esternare. Attorno a lui ed a questo dolore non mostrato, ruota l’intero universo famigliare e lavorativo di Paladini: il fratello minore, stilista e idolo delle ragazzine (molto bravo Alessandro Gassman nell’interpretare quello che è il personaggio più riuscito del film), la cognata squilibrata Valeria Golino, il collega Silvio Orlando, i pezzi grossi della sua società, una ragazza che porta a spasso un cane, la misteriosa donna (Isabella Ferrari) che Pietro ha salvato la mattina in cui è morta sua moglie.
Perché l’elenco di tutti questi personaggi che ruotano attorno a lui? Perché Pietro, dalla primo giorno di scuola della figlia dopo la morte della moglie, staziona nel piazzale di fronte all’istituto, tra la sua macchina, una panchina, il giornalaio e il bar dove pranza. La parte centrale del film è interamente ambientata in questi spazi, ed è merito di Grimaldi il non rendere ripetitive le scene che si susseguono per quasi un’ora (più o meno sono tutti dialoghi) girandole tutte diversamente.
Il personaggio-Paladini emerge lentamente attraverso questi incontri con personaggi al contrario ben delineati fin dal primo momento; e lentamente emerge quello che è il vero problema, il riflesso sulla figlia del mancato dolore mostrato dal padre. Tutta la parte centrale vive sull’attesa del crollo da parte di Pietro, un’attesa che si fa sempre più cosciente, finché – a differenza del romanzo – il crollo finalmente arriva. Il ritorno alla vita di Pietro avviene attraverso due fasi, una attiva, una emotiva: il ruolo attivo lo ha nel tornare con la figlia nella villa dove è morta la moglie, il lato emotivo dell’elaborazione del lutto è frutto dell’incontro con la donna salvata, e il loro contemporaneo superamento del rapporto precedente.
Alla fine la chiusura del cerchio è totale, e sembra un po’ troppo: ma i toni leggeri con i quali viene affrontato il difficile tema della morte del coniuge si sposano bene con questo ‘lieto fine’ generale. E in mezzo a questi toni appena definiti leggeri, c’è spazio per sprazzi morettiani, ancor più godibili in quanto non avvolgono interamente il film: “non mi dica che dobbiamo aiutare il cinema italiano” è la frase clou della prima telefonata – il ritorno alla vita lavorativa – fatta da Paladini il primo giorno di scuola “perché lo so, lo sappiamo tutti””. |
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Commenti del pubblico |
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E già ! La vita continua il problema è che passa inosservata Bel film, da evitare il Moretti attore, la penosa scena di sesso ,la vocina ,non era meglio Giannini?
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Delicato dramma sull’apatia di Pietro, manager di mezza età che ‘non soffre abbastanza’ dopo l’improvvisa scomparsa della moglie. Il pesante tema dell’elaborazione del lutto è trattato in modo scorrevole, anche nella parte centrale ambientata interamente nel cortile, e leggero, perché sa essere commovente senza esagerare. Cast importante (Gassman il più apprezzato, Moretti il più discusso) e ottime musiche. Consigliato, moderno esempio di buon cinema italiano.
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