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Il Capo: così viene chiamato il protagonista di questa storia dalle persone che ruotano attorno alla sua stazione di servizio e che passano lì le giornate, raccontando le proprie storie, bevendo e giocherellando. Il Capo gestisce come meglio può la sua ditta, nonostante furti e rapine, la concorrenza delle autostazioni dietro l'angolo e il difficile rapporto con i due figli più grandi, che aspirano a qualcosa di più nella vita che occuparsi del Gaz Bar Champlain. Attraverso una galleria delle piccole tragedie del protagonista, conosciamo le piccole storie degli uomini del suo microcosmo. |
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Come raccontare la provincia americana senza i toni altisonanti a stelle e strisce: Belanger ci proietta in un piccolo centro in una zona imprecisata del Quebec, un posto talmente fuori dal mondo da essere, semplicemente, un altro mondo.
Tutto ruota attorno al proprietario d’una stazione di servizio, i suoi tre figli ed i pochi, ma abitudinari, avventori, gente che passa l’intera giornata là seduta, a parlare con concitazione dei propri problemi, con meraviglia dei fatti del mondo: ciò che li coinvolge maggiormente non è la caduta del muro di Berlino, ma il passaggio, nella misurazione della benzina, da galloni a litri.
In questo mondo autosufficiente, ma così limitato, è inevitabile che si inasprisca il conflitto tra il “Capo”, che vorrebbe tenere unita la famiglia attorno alla pompa di benzina, ed i figli, stanchi della routine, desiderosi di esperienze diverse.
Due le scelte maggiormente degne di nota: partendo da un’idea che ha molto in comune con quella austeriana di Smoke, Belanger evita accuratamente di evocare il film di Wang spostando l’attenzione dalla pompa di benzina ai personaggi, seguendo i loro movimenti costantemente, e venendo così a creare una moltitudine di soggetti, senza focalizzarsi sul luogo.
Sul piano narrativo, è grande l’impegno a non scivolare nel racconto di formazione: la crescita studiata nel film è quella del vecchio padre, che matura (o si rassegna) man mano che i figli compiono le loro inevitabili scelte; è emblematico a questo proposito il ruolo della figlia, sempre ai margini del racconto, che alla fine fa scattare nel padre la molla che lo porta a cambiare la visione del suo piccolo mondo.
Il prodotto finale è un film, realizzato con un budget minimo, che raramente si allontana dai toni dimessi coi quali si presenta e che coinvolge lo spettatore, con delle musiche che più adatte non si potevano scegliere, nell’atmosfera crepuscolare di quel mondo così lontano, destinato a sparire, eppure vero cuore della provincia nordamericana. |