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Il ritratto è quello di una coppia di due anziani coniugi, sposati da più di 40 anni, che trascorrono le loro giornate nella tranquillità di in un cottage di montagna immerso nella neve. Fiona e Grant si amano e si stimano a vicenda ma, tra tenerezze e ironia, l’ombra di un passato doloroso trapela e fa vacillare a tratti la loro relazione. Sono però solo piccoli ricordi che non riescono a minare le basi salde di un rapporto che saprà resistere anche agli ostacoli dolorosi che causerà una malattia incurabile. Grant, soffrendo alla vista del triste destino riservato alla moglie, scoprirà che forse amare non è ricordare. |
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“Non ho mai desiderato stare lontano da lei: era così piena di vita”. Questa la frase chiave che, pronunciata all’inizio e nel corso del film, riassume il profondo legame instaurato con gli anni, attraverso gioie, emozioni e anche difficoltà – fatte intuire solo qua e là tra i discorsi – tra Grant e Fiona Andersson, alla soglia dei loro 44 anni insieme.
La regista Sarah Polley al suo nuovo lavoro su grande schermo – che prende spunto dal celebrato racconto di Alice Munro "The bear came over the mountain" – lavora anche alla sceneggiatura con l’intento di rendere allo spettatore la quotidianità di un’anziana coppia, che vive avvolta in un’atmosfera calma e famigliare, fatta di affetto e piccole cose che per i due coniugi sembrano assumere un valore incommensurabile, mescolandosi a vecchi ricordi e ad un addolorato presagio di malattia che aleggia a tratti e fa sorgere tristezze. I due attori protagonisti: Gordon Pinsent e la sempre bellissima e intensa Julie Christie si muovono con esattezza tra le scenografie bianche di neve e desolate di Kathleen Climie studiate per riflettere la stesso sconforto che scaturisce dalla perdita della memoria. Quanto sono davvero importanti i ricordi in un rapporto di coppia che dura da così tanti anni? La risposta della Polley, dispiegata in più di un’ora di immagini, musiche e silenzi – che a tratti sembrano stirarsi più del dovuto – sorprenderà forse un po’ lo spettatore nel momento in cui, attraverso le sofferenze iniziali e la coraggiosa costanza di Grant, scoprirà che forse proprio i ricordi non sono così fondamentali se si ama davvero qualcuno. Una raffigurazione del dolore e della perdita della memoria, che procedendo con una dose di umorismo, perde a tratti la sua carica drammatica e non emoziona quanto vorrebbe, anche se a tratti si fa carico di poeticità visiva... perché quello di Sarah Polley è un film che parla molto, e soprattutto, per immagini. |
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7,5
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