|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
A Beirut, cinque donne lavorano in un istituto di bellezza. In quel microcosmo colorato e pieno di sensualità , donne di diverse generazioni, parlano di loro stesse, si scambiano confidenze e si raccontano la loro storia. C'è Layale, che è innamorata di Rabih, un uomo sposato; Nisrine, una giovane musulmana che sta per sposarsi ed è angosciata da un terribile problema, la prima notte di nozze suo marito scoprirà che lei ha già perduto la verginità; Rima che non riesce ad accettare di essere attratta dalla donne e che scandisce la sua vita al ritmo delle visite di una splendida cliente dai lunghi capelli; ed infine Rosa, che ha sacrificato i suoi anni migliori e la sua felicità per occuparsi della sorella maggiore. Al salone, tra colpi di spazzola e il profumo di caramello, si parla di sesso e di maternità, con la libertà e l'intimità propria delle donne. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Caramel è un film assolutamente al femminile. Non solo perché racconta la storia di cinque donne, ne delinea profili, psicologie e evoluzione concentrandosi sui temi importanti della vita di una ragazza (l’immagine esteriore e lo scorrere del tempo, il matrimonio e la paura di restare sole). Ma anche perché la realizzazione è tutta nelle mani di una donna: Nadine Labaki interpreta, cosceneggia e dirige il film permeandolo profondamente della sua sensibilità. L’indizio lo si ha già osservando che i protagonisti maschili sono sostanzialmente posti in secondo piano: alcuni addirittura, come l’amante di Layale, non si vedono mai, oppure, come il caso del vecchio Charles, recitano appena due battute. Questo non significa che gli uomini scompaiano dalla pellicola: sono anzi sempre presenti come polo opposto nelle relazioni con le protagoniste, fungendo anche nell’assenza come motore di quasi tutte le vicende. Si potrebbe forse dire che essi ci sono nelle forme e misure in cui hanno significato per Layale, Nisrine, Rima e Jamale; esistono attraverso i loro sentimenti e i loro pensieri. Questo sguardo sul mondo così orientato non diventa comunque parzialità: sarà che il film è stato girato in un Libano ancora in equilibrio tra l’emancipazione e la tradizione religiosa, e sarà certamente anche per una scelta precisa della labari, fatto sta che tutto sembra miracolosamente reggersi. Non ci sono femminismi né patetismi, al contrario di quanto ci si aspetterebbe entrando in sala; e di certo più armonia che nella serie tv “Sex and the City” a cui inevitabilmente il film deve essere (come è stato) paragonato.
Tecnicamente, Caramel è un buon film. Pur non avendo alcun guizzo d’autore, la regia è valida; la fotografia è migliore, con un sapiente uso delle luci, soprattutto negli interni. La sceneggiatura è molto raffinata (se proprio dobbiamo trovarci una pecca, possiamo suggerire il personaggio della sorella matta di Rose, troppo caricaturale), e le interpreti tutte in parte, con Joanna Moukarzel (Rima) leggermente dietro. |
|
|
Commenti del pubblico |
|
|
|
|
|
News sul film “Caramel ” |
|
|
|
"Caramel": le donne di Beirut (18 Dicembre 2007)
|
|
|
|
Ultime Schede |
|
|
|
|