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Recensione: Steamboy

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Steamboy
titolo originale Steamboy
nazione Giappone
anno 2004
regia Katsuhiro Otomo
genere Animazione
durata 126 min.
distribuzione Metacinema
sceneggiatura K. OtomoS. Murai
musiche S. Jablonsky
montaggio T. Seyama
uscita nelle sale 3 Giugno 2005
media voti redazione
Steamboy Trama del film
Ray è un giovane inventore nell'Inghilterra vittoriana. Un giorno riceve da suo nonno una strana palla di metallo. Si tratta di una 'sfera a vapore' che permette di accedere a una forza misteriosa e potente, e per questo è al centro dell'interesse di diverse istituzioni che vorrebbero sfruttarla. Ray, insieme al padre e al nonno, ha il compito di scoprire chi vuole usare la forza per scopi benevoli e chi con intenzioni malvagie...
Presentato fuori concorso a Venezia 2004.
Recensione “Steamboy”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 6)
"Ritorno al futuro."

Dopo sedici anni Otomo ripassa, con tecnica raffinata che unisce la grafica bi- e tridimensionale alla tecnologia digitale, le sfumature tra accumulazione e innovazione.
Nell’Inghilterra della Rivoluzione Industriale, la fantascienza apre spiragli sul fantastico per dar vita al "mondo del vapore"
Il creatore di "Akira" torna alla ribalta con un lungometraggio in cui l’azione si fonde con una varietà di congegni e apparecchiature meccaniche di pura fantasia.
Il "ragazzo a vapore" lotta per garantire un futuro all’umanità: ha nelle sue mani una sfera che racchiude un incredibile potere, una forza invincibile, ma deve difendersi dal minaccioso progresso, squarciando quel "paesaggio" fatto di lampi d’intelligenza e di follia megalomane.
Otomo propone una vicenda grandiosa, una lotta che concentra la moralità del mondo nei tre personaggi, in cui si fa una distinzione tra la cosa giusta e la cosa migliore, non solo evidenziando il prezzo dell’una e dell’altra, ma facendone anche una questione etica impossibile da ignorare.
"Steambooy" è soprattutto un film intenso dove le manovre e i combattimenti, gli scontri e i voli non disorientano lo spettatore nella grandiosità dei movimenti e degli spazi, e i momenti di quiete sfruttano consapevolmente luce e musica.
Per la maggior parte di noi la fantascienza giapponese si riassume nelle immagini di mostri bizzarri o di supereroi meravigliosi, tralasciando la vera anima creativa che affonda nella tradizione delle leggende e dei miti. Katsuhiro Otomo è uno degli ultimi grandi maestri che riesce a unire l'etica all'estetica e il "pubblico delle passioni" attraverso l’impatto della rapida modernizzazione fino a visioni di una possibile apocalisse. Tutto in una sfera, che proprio in questo manifestarsi tra le sfere dell’agire umano, si determina come prima irrisolvibile crisi della società moderna.
Presentato fuori concorso a Venezia 2004.
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