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Tratto dal romanzo omonimo di Gabriel García Márquez. Abbracciando mezzo secolo di vita nella complessa e magica città di Cartagena, in Colombia, questa epica e coinvolgente vicenda romantica racconta la storia di un uomo che aspetta oltre cinquant’anni per stare insieme al suo unico, vero amore.
Javier Bardem interpreta Florentino Ariza, un poeta e un addetto ai telegrammi che scopre la passione della sua vita quando vede Fermina Daza (Giovanna Mezzogiorno) attraverso le finestre della villa del padre. Grazie ad una serie di lettere appassionate, Florentino gradualmente conquista il cuore della giovane, ma il padre di lei è furibondo quando scopre la relazione e giura di tenerli separati per sempre. |
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Mike Newell, dopo il “Potter calice di fuoco” porta sullo schermo un altro celebre testo, completamente diverso, “L’amore ai tempi del colera” di Gabriel Garcia Marquez.
Senza voler entrare nel soggettivo giudizio del romanzo e volendo analizzare solo la trasposizione cinematografica, il regista inglese e i suoi prestigiosi collaboratori internazionali falliscono completamente. Il film è noioso e stupisce la totale mancanza di emotività, quando la intro della locandina prometteva la più bella storia d’amore mai raccontata.
Le ambientazioni sono fastose ma passive, le epoche si alternano senza mai assumere una vera e propria consapevolezza visiva. Troppo spesso si ha la sensazione di essere più davanti ad un fotoromanzo di lusso senza alcuna consistenza formale che non alla trasposizione di uno dei più noti romanzi del nostro secolo.
Attorno al cuore della nobile storia d’amore che destina il gentile Florentino, da sempre innamorato di Fermina Daza, ad aspettare 53 anni, 7 mesi e 11 giorni per coronare il suo sogno, il film non tesse nulla di realmente interessante, si limita ad attraversare sempre inerte gli eppur infiniti spunti che offre il romanzo.
Javier Bardem, senza colpa, è completamente fuori ruolo, la sua fisicità non riesce a incarnare quel dolore e quell’ombrosità che continuamente animano questo personaggio, finisce per assomigliare più ad una caricatura che ad una rappresentazione. Mentre Giovanna Mezzogiorno, seppur spaesata dentro la sua prima mega produzione, è dignitosa e dimostra ancora una volta di essere tra le nostre attrici migliori.
Peccato davvero perché la viscerale Colombia descritta da Garcia Marquez, piena di passione e sudore, avrebbe meritato molto di più...di certo non aveva alcun bisogno di questo anonimo/omonimo film. |
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Commenti del pubblico |
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7,5
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Può lo strepitoso capolavoro di Marquez, sdipanandosi in un arco temporale di circa 50 anni, essere tradotto nel linguaggio cinematografico senza per questo perdere in atmosfera, bellezza, intensità etc...? Secondo me si, grazie anche alle memorabili performances di Bardem che recita bene il ruolo dell'eterno innamorato ardente e passionale ma anche molto ironico e straordinariamente "sui generis",e e della Mezzogiorno (forse un pò meno convincente nella parte dell'anziana). Profumi, colori, suggestioni, ambientazioni e anche "sudori" rivivono nella maestosa epopea sudamericana così come il sommo scrittore l'ha delineata e voluta e così come anche questo film induce ancora a far sognare
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5,5
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