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Recensione: L'innocenza del peccato

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L'innocenza del peccato
titolo originale La fille coupée en deux
nazione Francia
anno 2007
regia Claude Chabrol
genere Drammatico
durata 115 min.
distribuzione Mikado Film
cast L. Sagnier (Gabrielle Deneige) • B. Magimel (Paul Gaudens) • F. Berléand (Charles Saint-Denis) • M. May (Capucine Jamet) • C. Sihol (Geneviève Gaudens) • M. Bunel (Marie Deneige) • V. Cavalli (Dona Saint-Denis) • E. Chicot (Denis Deneige)
sceneggiatura C. ChabrolC. Maistre
musiche M. Chabrol
fotografia E. Serra
montaggio M. Fardoulis
uscita nelle sale 8 Febbraio 2008
media voti redazione
L'innocenza del peccato Trama del film
Il ritorno sullo schermo di un grande maestro in un thriller intrigante e raffinato.
Una giovane e ambiziosa conduttrice televisiva viene sedotta e manipolata da un maturo ed egocentrico scrittore sposato, che ne fa un’amante esperta e la introduce ai giochi viziosi del jet set parigino. Abbandonata dall’anziano amante, la ragazza si consola tra le braccia di un giovane miliardario psicologicamente instabile, da tempo innamorato di lei, e arriva addirittura a sposarlo. Ma il giovane non resiste alla gelosia e il triangolo amoroso avrà conseguenze imprevedibili...
Recensione “L'innocenza del peccato”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 6,5)
Amicizie pericolose. Sovrastruttura morale: "La perversità è l’arte di trasformare il bene in male" che, grazie al linguaggio del cineasta, viene a crearsi al di sopra della storia (il senso della qualità autonoma). Sovrapposizione al significato secondo (analisi di costume), e ben più importante di quello del semplice intrigo amoroso, che viene a sostituirsi ai personaggi ed agli avvenimenti ipocriti dell’apparenza aristocratica; 'meccanica perfetta' delle buone maniere caricaturali (irresistibile avventura galante), impeccabile riflessione universale. Arricchendo così il film di un valore di passione e lucidità, di una densità di risvolti psicologici, elementi tradizionali che Claude Chabrol, ambizioso 'ammiratore' di Hitchock, sembra avere appreso sensibilmente.
Il gioco dell’enfasi, l’attrazione (colpevole) viva e autentica, attributi registici affidati a liturgici rituali di fragole e sangue: un grande amore per il cinema. Chabrol riesce a riassumere tutta la vicenda in un sottile gioco fra il bene ed i male. Fra delle pedine astratte (dettagli simbolici) mosse da una forza superiore, panoramiche inquietanti alla quale i giovani protagonisti si abbandonano. Con una abilità fuori dal comune nel trattare il tempo cinematografico, alternando continuamente i tempi morti a quelli convulsi, quelli drammatici a quelli rilassati, dominando il film sulla realtà e le apparenze, nei suoi significati psicologici, guidando certi elementi più facili dello spettacolo (gli amanti diabolici) ed altri anche evidenti della denuncia sociale (la borghesia, il potere del denaro) il regista riesce a trasfigurarli (corpi e amori dello spirito), a ricondurli su di un piano espressivamente uniforme che trascende il contesto del racconto, i carnefici coscienti dal 'virtuosismo affettuoso': ecco il grande merito di Chabrol. La 'convenzione' allora non impedisce ogni sorta di adesione.
Commenti del pubblico







Ultimi commenti e voti
Medaglia d'Argento (106 Commenti, 59% gradimento) cartillo Medaglia d'Argento 6 Novembre 2013 ore 20:02
voto al film:   7,5

Medaglia d'Oro (682 Commenti, 68% gradimento) ale84 Medaglia d'Oro 23 Dicembre 2011 ore 11:07
1
voto al film:   7,5

Chabrol affonda per l'ultima volta i denti nelle carni dell'alta borghesia francese con impetosa freddezza, realizzando una delle sue opere migliori. Mi sembra incredibile come dopo la sua scomparsa questo maestro sia stato subito dimenticato, e non sia stata nemmeno distribuita la sua ultima fatica. Eppure la sua opera, fatta di piccole variazioni sullo stesso ossessivo tema, gigantesca e forse non tutta dello stesso livello, rimane una pietra miliare nella storia del cinema. Mi è capitato di rivedere questo film ieri, e ha mantenuto inalterati la freschezza e la tensione della prima visione.
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