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Rivalità, sogni e amori di un gruppo di soldati italiani, stanziati e abbandonati su una piccola isoletta greca dell'Egeo. Alla fine della guerra però qualcuno preferirà restare nell'isola... |
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"Dedicato a tutti coloro che stanno scappando."
Otto reduci italiani dimenticati su un'isola greca, dal 1941 al 1944, durante la guerra nei Balcani e nell’Egeo; se le situazioni sono scontate (l'armata con le scarpe di cartone, l'arte di arrangiarsi senza ricorrere al fucile, la simpatia per gli abitanti per non parlare di quella per le abitanti, la partita al pallone con gli indigeni) i dialoghi sono freschi, la recitazione tutta d'istinto, la comicità deliziosamente assurda.
"Mediterraneo" si mantiene in quota: e sotto il sole abbagliante, il silenzio e le cicale, crescono le coscienze, l'esigenza di tirare delle somme. Mentre s'impone una sottile vena di realistica malinconia, tutta una voglia, dopo le pacche e le battute della prima parte, di guardarsi "dentro"; dentro i colori negli occhi, il profumo nella memoria, la tentazione nel cuore. La sospensione del tempo è la dolcezza del dimenticare.
"Mediterraneo" parla di guerra, di italiani in guerra, e di fuga: dell'ovvietà e dell'appartenenza. Il Marocco di "Marrakech Express" o la provincia meridionale di "Turnè" non giocavano da meno in questo processo di identificazione, anche se con qualche differenza: l’aspetto "on the road" viene qui sostituito dalla circolarità del luogo chiuso, con la conseguenza di una maggior concentrazione sui loro rapporti/reazioni. Identica invece, nei tre film, la sorte femminile. Guai alle donne, che sembrano tendere a dividersi tra due o più uomini, pur se per amore, ma guai anche alle donne in assoluto: o sono mentitrici (Marrakech) o sono traditrici (Turnè) o sono sbiaditi oggetti di desiderio (Mediterraneo). Per questo gli attori sono chiaramente il punto di forza del cinema di Salvatores, della sua stessa nozione di opera cinematografica.
"Mediterraneo" conferma l'intelligenza del regista e l'affermarsi di alcuni temi (la solidarietà, l'amicizia, il bilancio generazionale) che potrebbero farne un autore decisamente prezioso all'Italia cinematografica.
Oscar 1992 per il miglior film straniero.
David di Donatello 1991 per il miglior film, miglior fonico di presa diretta (Tiziano Crotti) e migliore montatore (Nino Baragli).
Nastro d'Argento 1992 per il miglior film. |
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Commenti del pubblico |
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