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Giorgia è un'investigatrice privata che ama un po' troppo l'alcol. Passando le notti in locali dove si suona e si beve, viene assalita dal dubbio di aver sprecato la sua vita. Comincia così a scavare nel suo passato grazie alle lettere contenute in una scatola di scarpe consegnatale da Aldo, amico e confidente di sua sorella maggiore Ada che si è suicidata sedici anni prima. Questo viaggio tra ricordi e segreti di famiglia sarà la sua indagine più difficile. |
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"La verità è una bugia che non è stata ancora svelata."
La storia tra passato e presente; il dramma del suicidio all'interno di una famiglia, il desiderio di scoprire la verità. Una donna sola, un'investigatrice privata con il peso dei ricordi e il senso di colpa. Il tempo si snoda fra le confessioni di chi non c'è più e un'infanzia lontana.
Manca "l’ultimo tragico atto"; quello che il regista concede ai nostri occhi.
Dall’omonimo romanzo di Grazia Verasani, Gabriele Salvatores porta sullo schermo un thriller femminile incollato al volto intenso, sofferto e trasparente di Angela Baraldi. Un "noir" intimista fatto di eroi sconfitti e reduci della Storia che tentano di salvare se stessi, di sfuggire al destino.
Nella bottega dell’artista (il titolo del film è tratto dalla celebre battuta di Marlon Brando ne L’ultimo tango a Parigi), tutto sembra sotto perfetto controllo. Si vive una storia che aspira ad essere senza tempo, che sfalsa gli eventi, ma che distingue il dipinto e la cornice. La cornice non è permeabile e non permette allo spettatore d’invadere il campo. Salvatores sostituisce il racconto della verità con quello alternativo dell’esibizione della verità.
Riflessione sul linguaggio, sul concetto di soggettività e di sguardi, sul desiderio di dominare le immagini: un tentativo di tagliare nuovi traguardi, di raggiungere nuovi obiettivi stilistici e narrativi.
Il percorso artistico di Salvatores è costellato di una serie di piccole, grandi "svolte", intese come una "ricerca". L'estrema ricerca di un passaggio dello spettatore da semplice osservatore a parte attiva del film, si ottiene proprio nel fornire allo spettatore, alla fine della pellicola, un ultimo elemento che nessuno dei personaggi della storia conosce. Lasciare quindi al pubblico l’impegno di "chiudere" la storia, di trarre le sue conclusioni e formulare le sue ipotesi.
Un atto di amore, quello del regista italiano, nei confronti di un’arte che non è qui solo chicca per cinefili ma, apertamente, rivela la sua potenza come mezzo espressivo, atto di ribellione, sogno o disincanto. |
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Commenti del pubblico |
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